martedì 31 marzo 2020
Ri-hub, primi poli territoriali della sostenibilità, attivati in tutta Italia. Il progetto Legambiente per formare lavoratori con competenze "green"
Un lavoro "verde"

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Ri-hub, ovvero centri di educazione e formazione alla sostenibilità e all’economia circolare. Ne sono nati 16 in 13 regioni italiane, con l’intento di sviluppare filiere green e di formare giovani e persone che vivono in condizioni di marginalità sociale alle competenze verdi, sempre più richieste dal mercato del lavoro. Un mercato, quello dell’economia circolare, che vale 88 milioni di fatturato e che ha spinto oltre 435mila imprese italiane a investire nella Green Economy. Crescono di conseguenza i lavoratori green, che solo nell’ultimo anno sono aumentati di 520 mila unità e in 10 anni sono passati da uno a tre milioni.

Ecco (Economie circolari di comunità), progetto finanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e firmato da Legambiente, «intende aumentare la conoscenza dei cittadini sulle opportunità economiche dell’economia circolare e l’occupabilità di giovani e disoccupati in nuovi settori e in nuovi territori», commenta Lorenzo Barucca, responsabile nazionale di Economia Civile Legambiente. «Sappiamo, grazie a GreenItaly, che al momento Lombardia e Lazio concentrano circa un terzo di tutti i lavoratori green e vogliamo proporre un aumento di sostenibilità anche nelle altre regioni, puntando su alcune realtà d’eccellenza già presenti in tutta Italia, inclusi i piccoli centri urbani».

Luoghi fisici come l’ex Cartiera Salaria di Roma, la Green station a Potenza e il Centro del riuso a Maruggio (Taranto). «In ognuno dei 16 Ri-Hub si terranno due corsi di formazione su due figure professionali green - continua Barucca -. L’obiettivo finale è quello di proporre una possibile ricetta per lo sviluppo sostenibile e inclusivo del Paese».

Il progetto promuove figure professionali legate a prodotti sostenibili e riparazione: il ciclomeccanico, il preparatore al riutilizzo, il riparatore di mobilio e di oggetti, il ristoratore green. E poi, ancora ecocatering, ideatore di eventi green, riparatore di pc e ingombranti, riparatore di vestiario, agricoltore bio ed eco-locandiere.

L’Italia che condivide

Tra le realtà già attive Cascina Govean, centro di educazione ambientale di Alpignano (Torino). Con Ecco la Cascina ha scelto due specifiche filiere, quella dell’ecoturismo, già avviata al suo interno da anni, e quella della riparazione. Superata l’emergenza Covid-19, si inaugureranno i corsi di riparazione per gli elettrodomestici, grazie alla partnership con Rigeneration, il progetto di Astelav, distributore di ricambi per lavatrici, che è già riuscito a intercettare i Raee delle lavatrici, a rigenerarle e a rimetterne in vendita oltre 3mila. Inoltre, insieme a Sermig, l’arsenale della pace di Torino, Rigeneration ha aperto due punti di vendita nella città sabauda, assumendo chi ha perso il lavoro nel settore e migranti. Di tutt’altro tipo il Ri-hub di Maruggio, in provincia di Taranto. Qui il circolo di Legambiente gestisce in collaborazione con il Comune un centro del riuso dalla formula semplice: donare e prelevare oggetti, senza scambio di moneta. Con il progetto Ecco arriva il salto di qualità: una piccola officina di comunità all’interno del centro per le riparazioni o per le donazioni di prodotti rotti. Nelle ore di apertura chiunque potrà andare con un ferro da stiro rotto e ripararlo. Quasi pronto all’avvio anche l’Arboreto, circolo di Legambiente. Un luogo che, come altri ri-hub, racconta una storia di rigenerazione urbana e riqualificazione territoriale. Nasce pochi mesi fa nel quartiere Pilastro di Bologna, storico insediamento di case popolari nel capoluogo dell’Emilia-Romagna, segnato nell’immaginario collettivo come un quartiere dormitorio, un luogo di abbandono e di degrado. Qui il circolo ha avuto l’assegnazione di un casale dentro il parco. Il filone d’intervento come Ri-hub è l’ecofesta, che offrirà una stoviglioteca, un vero e proprio servizio di noleggio delle stoviglie per gli eventi pubblici, da dare in affitto per poi riprenderle e lavarle. Verrà proposto, inoltre, un laboratorio di cucina sul riuso degli avanzi rivolto alle donne migranti. E poi, ancora: laboratori con gli artigiani e di autoproduzione, corsi di bicicletta per donne straniere, la ciclofficina, volantini multilingue sull’importanza della raccolta differenziata.

Il green che conta
Le filiere in sviluppo dal progetto Ecco sono frutto di collaborazioni non solo territoriali. Greenfactor, società diretta da Marco Gisotti, sulla base di dati Unioncamere, è impegnata nell’analisi di trenta figure occupazionali da “professionalizzare” in tema di economia circolare, efficienza energetica e sostenibilità. Figure presenti tra le filiere previste da Ecco. «Le imprese richiedono competenze verdi non solo ai neo-laureati, ma anche a neo-diplomati e a chi si affaccia al mondo del lavoro subito dopo le scuole dell’obbligo, con una percentuale quasi identica - spiega Gisotti -. Inoltre, più aumenta la richiesta dal mercato del lavoro, più aumenta la difficoltà nel reperire figure green. Ad esempio, la difficoltà nel trovare artigiani e agricoltori con competenze verdi è salita nell’ultimo anno di circa l’8%, un dato che esprime non solo l’aumento della richiesta ma anche la trasformazione di questi settori». Ecco entra quindi in una zona socioeconomica che non è strutturalmente incardinata nelle trasformazioni della grande industria dei beni o dei servizi ma che, per la sua distribuzione, impatta allo stesso modo nella società. «Sviluppare competenze green, dati alla mano, genera imprese più solide e più solidali, oltre a occupazioni migliori e più durevoli - conclude Gisotti -. Con un’apertura culturale che aiuta ad essere inclusiva e a superare le barriere di genere».

Gli interessati a partecipare ai corsi di formazione possono scrivere a: ecco@legambiente.it.

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