martedì 21 marzo 2017
Di fronte all'emergenza occupazione, sono diversi i segnali di speranza che arrivano dall'utilizzo di metodi che rendono più efficaci e umani i processi, come la via italiana predicata da Genius Faber
Ecco come cambiare la cultura d'impresa
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Da tempo la Chiesa richiama l'attenzione sull'emergenza lavoro, in particolare sulla disoccupazione giovanile. La responsabilità è spesso attribuita a un'economia globale che non è particolarmente vivace. Anche se i segnali di ripresa ci sono, ma deboli e confusi. Il vero problema di fondo dell'economia italiana è una cultura di impresa appiattita su stereotipi e sovente inadeguata a fronteggiare la complessità del mondo contemporaneo. Il mondo imprenditoriale italiano è lo specchio di una nazione che a distanza di 150 anni dall'unità nazionale fatica a trovare una sua identità. Le imprese italiane e il sistema Italia hanno rinunciato ad agire sui mercati. Il risultato è un sistema imprenditoriale piuttosto smarrito e scoraggiato, tendenzialmente in attesa di segnali dalla politica, che puntualmente non arrivano o di una effervescenza dei mercati, che sa di nostalgia.

«Siamo il Paese che è costituzionalmente fondato sul lavoro - spiega Alberto Peretti, fondatore di Genius Faber -. È urgente che le imprese italiane ritrovino slancio e audacia a partire da un modello di business a matrice identitaria italiana, fondato su ciò che davvero costituisce l'anima del made in Italy: il lavoro Italiano. Un modo di lavorare antico e allo stesso tempo modernissimo, capace di realizzare prodotti unici al mondo e contemporaneamente bellezza, relazionalità, convivialità, in una parola qualità della vita. La via mediterranea al lavoro e all'impresa non è un sogno. È una realtà che un certo pensiero economico ha per troppo tempo dimenticato o irriso. Il sentire umanistico e rinascimentale, il paradigma dell'economia civile, il modello d'impresa di Adriano Olivetti, sono possibilità concrete da cui partire per abbinare efficienza e produttività all’arte di vivere. Non un sogno, piuttosto un incubo continuare a non cogliere le opportunità che il modello italiano di business potrebbe rappresentare per il nostro made in Italy».

Purtroppo questa emergenza ha tolto ai giovani il senso dell'avventura possibile, e lo sta togliendo a molte imprese che partono alla conquista di nuovi mercati con la malcelata convinzione della sconfitta annunciata. Si può dare nuovo slancio all'economia dando ai giovani qualcosa in cui possano non tanto conoscere se stessi quanto ritrovare se stessi. Qualcosa che dia dignità al loro fare e orgoglio di appartenenza. La sfida è elaborare una cultura del fare che possa ridare alle nuove generazioni, ma anche a quelle meno giovani, un senso alla vita, restituendo la possibilità di un futuro inteso come dimensione da inventare e da abitare. Occorre ricostruire un collante generazionale, attraverso cui i giovani possano sentirsi testimoni di un modo di lavorare nato molto prima di loro. Qualcosa che li renda portatori di un Dna lavorativo italiano ereditato dai padri e che passeranno in consegna ai figli.


«Genius Faber - continua Peretti - lavora con e per gli imprenditori, rafforzandoli nella convinzione che nel loro modo di lavorare è contenuto il segreto del loro successo. Complessivamente siamo entrati in contatto con quasi mille imprese presenti sull’intero territorio nazionale, con attività finalizzate a promuovere una cultura di impresa fondata sul lavoro, con percorsi di analisi e ricerca, con interventi consulenziali e formativi. Genius Faber ha quattro direttrici di intervento. Identifica, mappa e descrive il Dna lavorativo delle imprese italiane. Rende il loro lavoro strategica leva del loro business identificando target e mercati sensibili al lavoro inteso come valore aggiunto. Rende attrattivo il lavoro italiano attraverso interventi di carattere comunicativo e di marketing. Radica il Dna lavorativo delle imprese nelle persone che lavorano attraverso percorsi di formazione al lavoro italiano».


Un imprenditore a capo di un'impresa meccanica leader a livello mondiale, che si è rivolto alla società di consulenza, recentemente sottolineava che investire sul welfare è il miglior investimento per un'azienda. Welfare che deve però rappresentare l'espressione visibile di una più profonda cultura d'impresa. Non è certo un caso che Genius Faber abbia aperto da poco una business school a Ivrea, là dove l'idea di welfare e di lavoro italiano ha dato origine a uno straordinario paesaggio lavorativo che Adriano Olivetti definì Città dell'Uomo. Con il welfare, l'impresa non dà tanto e solo sostegno ai dipendenti, esprime un'idea del vivere e del lavorare.


«Il mercato - conclude Peretti - è segnato da una tendenza che chiamiamo "voglia di behind", vale a dire la ricerca di ciò che è prima e dentro i prodotti. A sostegno della nostra tesi, citiamo il caso Whole food market, leader nella Gdo in Nord America e Regno Unito, con più di 400 punti vendita. La grande rete di distribuzione fa del behind the product il proprio criterio di acquisto e la sua politica di vendita. Le imprese italiane hanno le carte in regole per rispondere a questo trend globale. Chi acquista un prodotto made in Italy non fa sua soltanto una merce, diventa partecipe della qualità di vita di chi quel prodotto ha concepito e realizzato attraverso il lavoro. Il vero made in Italy non è fatto soltanto di prodotti, ma di ciò che in Genius Faber chiamiamo "condotti", vale a dire prodotti capaci di comunicare il loro "behind", l'arte di vivere che li ha generati. Credendo nel nostro straordinario modo di lavorare possiamo cavalcare l’onda della globalizzazione, andando lontano, senza farci travolgere e neppure stavolgere».



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