mercoledì 10 maggio 2017
Non solo ambasciate e consolati, ma possibilità di inserimento anche in istituzioni europee, Onu e Agenzie collegate, Ong
La Farnesina, sede del ministero degli Affari esteri

La Farnesina, sede del ministero degli Affari esteri

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«In un mondo che cambia così rapidamente in cui le relazioni internazionali sono complesse e globalizzate la figura dell'ambasciatore e dell'ambasciatrice è cambiata adattandosi ai tempi, ma ritengo continui a esercitare un grande fascino proprio per quei compiti peculiari che questo lavoro comporta». Lo afferma Antonio Morabito, uno che di diplomazia se ne intende e che ha perfino scritto un libro (Valigia diplomatica, edito da Mind) per raccontare la sua esperienza.

Sono tanti i giovani, infatti, che vorrebbero lavorare presso ambasciate e consolati italiani sparsi per il mondo. Ma non sono da trascurare altri sbocchi occupazionali. Come le istituzioni europee (Parlamento, Commissione, Corte di Giustizia). Oppure l'Onu e le Agenzie. «Queste ultime - spiega Morabito, che dopo le missioni in Indonesia, Argentina, Iran e Principato di Monaco, presta servizio al ministero degli Affari esteri e alla presidenza del Consiglio dei ministri- sono soprattutto una buona opportunità per chi desidera svolgere un lavoro più operativo. Penso all’Unido, Agenzia specializzata delle Nazioni Unite per l'incremento delle attività industriali dei Paesi membri. O al Wfp, che si occupa di assistenza alimentare. L’accesso in un primo stadio avviene tramite stage, volontariato o selezione. Per un percorso economico-commerciale si possono sfruttare i propri skill “internazionalistici”, come la conoscenza di lingue e culture diverse, per perseguire un percorso nel settore privato, quale il rinomatissimo master in Internazionalizzazione delle piccole e medie imprese di Agenzia Ice, a cui si accede tramite concorso). E poi ci sono le Ong, il cui numero e rilevanza è andato aumentando esponenzialmente negli ultimi anni (Médecins Sans Frontières, Wikimedia Foundation)».

L'accesso alla carriera diplomatica avviene per concorso pubblico. È necessario essere laureati in Giurisprudenza, Economia, Scienze politiche o lauree similari comunque quinquennali. Vi è un esame di ammissione per quiz di cultura generale, ma basato sulle materie di esame. Le materie di esame per la lingua (scritto) sono: economia, storia, diritto, francese e inglese. È anche possibile presentare opzioni per altre lingue straniere. All'esame orale si aggiungono altre materie. «Occorre una preparazione solida e robusta basata su uno studio serio e approfondito - continua Morabito - e io dico nel libro che è come ripetere in cinque giorni quelle materie studiate nel tempo all'Università, con la padronanza di mantenere la calma e la mente fredda per presentare degli elaborati il più possibile compiuti e scritti in un perfetto italiano».

Una volta superato il concorso, si comincia al ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale con il grado di segretario di legazione in prova. «È un cammino che può essere diverso uno dall'altro - conclude Morabito - perché cambiano le sedi, cambiano gli uffici e le prospettive di carriera a seconda della storia di ognuno».



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