mercoledì 4 maggio 2016
Per Giulia Rosolen e Francesco Seghezzi - curatori dell'ebook - il bilancio non è positivo, ma il piano può diventare «un banco di prova di quelle che saranno le nuove politiche attive e di ricollocazione promesse dal Jobs act, ma sino a oggi rimaste sulla carta» (nella foto Michele Tiraboschi, ordinario di Diritto del lavoro presso l'Università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore scientifico di Adapt).
Due anni di Garanzia giovani tra analisi e proposte
COMMENTA E CONDIVIDI
Nella ricorrenza del secondo anno di vita del programma Garanzia giovani, Adapt (associazione senza fini di lucro fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere, in una ottica internazionale e comparata, studi e ricerche di lavoro e coordinata da Michele Tiraboschi) ha presentato un nuovo ebook, dal titolo Garanzia Giovani, due anni dopo. Analisi e proposte a cura di Giulia Rosolen e Francesco Seghezzi."Una ricorrenza importante perché fatta coincidere, per scelta azzardata del governo, con la Festa del Lavoro - scrivono i curatori -. Sembra del resto che il fallimento di un piano da 1,5 miliardi di euro sia da attribuire a colpe del passato di un Paese che mai ha messo in pratica le politiche attive del lavoro tanto sbandierate dal Jobs act. Eppure non possiamo appellarci al passato se, con una disoccupazione giovanile al 40%, ancora in questi giorni il portale di Garanzia giovani pubblica annunci di improbabili stage pagati dallo Stato per lavoretti sotto-qualificati che di formativo hanno davvero poco. Resta in ogni caso difficile riporre ora in un cassetto, assieme ai sogni di gloria di una rinnovata festa del lavoro aperta a quanti ne sono sempre stati esclusi, anche quella massa di giovani italiani che ha creduto alla parola del governo. Un vero e proprio esercito di giovani di belle speranze che hanno preso sul serio la promessa di una 'garanzia' iscrivendosi al programma e mettendosi pazientemente in coda a una porta che, però, per la maggioranza di loro, è rimasta chiusa alimentando rabbia e delusione. Perché i numeri parlano chiaro ed è davvero difficile trovarne una interpretazione positiva. Se si guarda l’evoluzione dei tassi di occupazione e disoccupazione giovanile e del numero di Neet emerge chiaramente come non vi sia stata nessuna significativa inversione di tendenza a partire dal 1° maggio 2014, data di avvio del piano".  Giulia Rosolen e Francesco Seghezzi hanno tentato di offrire una analisi indipendente e il più possibile oggettiva di molti degli aspetti che hanno accompagnato l’attuazione del piano in Italia. In primo luogo una analisi dei dati, sia a livello nazionale che a quello regionale. Analisi resa ardua, purtroppo, dalla difficoltà di reperire dati specifici e attendibili poiché non resi trasparenti e accessibili sui siti istituzionali (e comunque solo poche Regioni hanno risposto alla richiesta formale di conoscere l’andamento delle misure sul territorio). Oltre a questo, lo studio offre una rassegna dei tanti protocolli e degli accordi firmati da istituzioni pubbliche e private con il ministero del Lavoro, che, tuttavia, il più delle volte, non hanno avuto sbocchi concreti. Hanno poi ampliato lo sguardo all’andamento del piano negli altri Paesi europei e concentrato l’attenzione sul giudizio che l’Europa stessa ha dato sullo svolgimento del piano italiano. In ultimo le prospettive future di Garanzia giovani e il rinnovato ruolo che le imprese possono avere attraverso il Pact for Youth. Questo studio non fa altro che portare a compimento, a due anni dall’avvio del piano, il lavoro di studio e monitoraggio costante che Adapt ha iniziato già diversi mesi prima del suo avvio operativo, quando nelle fasi di progettazione era ancora possibile intervenire su errori macroscopici che subito l'associazione fondata da Biagi ha cercato di evidenziare. Il lavoro dei  dottorandi e ricercatori è infatti stato sempre inteso come un servizio alle istituzioni e ai tanti giovani che hanno creduto nella promessa di una garanzia. Garanzia giovani, tuttavia, rappresenta un'occasione unica per il nostro Paese per modernizzare un sistema di politiche del lavoro inesistente e, dove presente, spesso inefficace. Fin dai primi segnali di allarme Adapt ha provato a portare i consigli, sia con un decalogo di proposte per risolvere alcune problematiche base, sia con un rapporto indirizzato al vice presidente della Commissione europea Jyrki Katainen. "Il fallimento che questo volume mostra - concludono Giulia Rosolen e Francesco Seghezzi - non deve in ogni caso fare uscire dai riflettori Garanzia giovani per almeno due ragioni. La prima è il rispetto per quel milione di giovani iscritto al piano, che non possiamo abbandonare alla rassegnazione o consegnare alle fin troppo affollate schiere del populismo nostrano, forti dell’ennesimo fallimento dello Stato che si è palesato ai loro occhi. La seconda è che Garanzia giovani è un banco di prova di quelle che saranno le nuove politiche attive e di ricollocazione promesse dal Jobs act, ma sino a oggi rimaste sulla carta. I ritardi e i rallentamenti del processo di riforma, più volte sottolineati da vari fronti nelle ultime settimane, rischiano infatti di condannarci a una perenne mancanza di 'garanzia', non solo per gli under 29, ma per tutti i lavoratori italiani".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: