mercoledì 22 luglio 2009
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Il peggio è passato anche se non siamo ancora nella fase di recupero, le entrate fisca­li tengono, ma per il futuro ser­vono riforme strutturali. C’è ot­timismo nelle audizioni sul Dpef al Senato proseguite ieri fino a tarda sera, in cui è stato ascol­tato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Anche il gover­natore Mario Draghi ha pro­mosso il documento finanziario: «Le stime riportate sono in linea con quelle del bollettino econo­mico della Banca d’Italia». Il peg­gioramento è finito, ha precisa­to il numero uno di palazzo Ko­ch, ci sono i primi segnali posi­tivi, anche se «l’eredità della cri­si sulle finanze pubbliche sarà un debito molto più elevato». Si intravedono i primi barlumi di risalita, dunque, e «trainata dalla ripresa mondiale l’attività pro­duttiva tornerebbe a crescere nel corso del 2010». Mario Dra­ghi in Senato ha ribadito l’obiet­tivo del Dpef di rafforzare la ca­pacità di crescita dell’economia e di riequilibrare i conti pubbli­ci in ulteriore deterioramento nel corso del 2009. In più ha as­sicurato che «le misure espansi­ve contenute nei tre decreti an­ticrisi trovano tutte una coper­tura finanziaria». La ricetta per u­scire dallo stallo economico, se­condo Draghi, passa attraverso il sostegno al sistema produtti­vo, ma serve pure una strategia organica di riforme strutturali che contengano in modo incisi­vo la spesa, anche grazie al fede­ralismo, e riducano il debito pub­blico. Infine la politica di bilancio deve essere orientata a «riallo­care le risorse accrescendo quel­le destinate a lavoro e imprese». Le entrate in Italia tengono. Il mi­nistro dell’Economia Giulio Tre­monti, forte anche dell’analisi dell’Istat che conferma il supe­ramento della fase più acuta, ha rassicurato sull’azione del go­verno per fronteggiare la crisi e­conomica. «La caduta si sta fer­mando - ha precisato il titolare di via XX Settembre - in più l’an- damento dei conti pubblici è in linea con gli impegni internazio­nali e con le aspettative che al­l’estero hanno sulla Repubblica italiana». Davanti alle commis­sioni Bilancio di Camera e Se­nato il ministro dell’Economia ha ricordato che il documento di programmazione economica punta a garantire finanza pubbli­ca, tenuta della struttura socia­le e liquidità, nonché credito al­le aziende. «Il governo ha fatto di tutto - ha aggiunto - per te­nere aperto il canale del credi­to alle imprese andando nella di­rezione della conservazione del­la struttura produttiva». Anche se la fase più dura è passata, non c’è stato il crollo temuto e il go­verno non ha fatto «grandi er­rori », guardando al domani è ne­cessario comunque agire con prudenza. «Se avessimo messo in campo interventi più corag­giosi - ha precisato Tremonti -a­vremmo fatto più deficit e au­mentato rischi e costi per gli i­taliani ». L’ottimismo del capo del dica­stero sembra corroborato dal­l’analisi dell’Istituto di statistica presentata in Senato dal presi­dente Luigi Biggeri, che ha defi­nito «snella e condivisibile» l’im­postazione del Dpef. L’istat ha confermato che la fase più gra­ve della crisi è superata anche se non sono ancora chiari i tem­pi e la velocità della ripresa. «A partire da aprile - ha esordito Biggeri - c’è stata una prima in­terruzione della tendenza al crol­lo delle attività produttive, an­che se a livello aggregato non vi sono ancora segnali di risalita».
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