venerdì 3 agosto 2012
​Il «numero uno» di Francoforte: agiremo ma non subito contro spread inaccettabili. E si dice pronto anche a «misure non convenzionali.
Il nuovo caso von Tirpitz di Marco Olivetti
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Ha vinto la Bundesbank, la roccaforte dei "falchi" tedeschi. Almeno per ora. Ci si attendevano sconquassi e misure forti e concrete dal consiglio direttivo della Bce in programma ieri a Francoforte. Ma così non è stato. E i mercati hanno reagito senza perder tempo, con pesanti cadute delle Borse, da Milano (-4,64%) a Parigi e Londra. E, soprattutto, con uno spread sui nostri titoli di Stato che d’un colpo ha recuperato oltre 60 punti, tornando a quota 505.Il lungo duello della Bce fra il presidente italiano Mario Draghi e quello della tedesca Bundesbank, Jens Weidmann (più drastico persino rispetto alle aperture giunte dal cancelliere Angela Merkel), si è concluso a favore di quest’ultimo. Draghi non rinnega gli interventi (anche in tandem con i fondi Efsf ed Esm) per raffreddare gli spread di Italia e Spagna, giunti a livelli definiti «inaccettabili». Ma gli acquisti dei titoli di Stato per il momento restano ancora sulla carta e verranno definiti «nelle prossime settimane», probabilmente non prima di metà settembre. Le grandi attese alimentate dal banchiere romano la scorsa settimana, quando a Londra aveva detto che la Banca centrale europea era «pronta a tutto» per la tutela dell’euro («E, credetemi, sarà sufficiente», aveva aggiunto), sono andate deluse. Il cosiddetto bazooka, l’arma attesa da analisti e operatori per sedare le tensioni sui mercati e mettere il bavaglio al rialzo dei tassi d’interesse, per ora non c’è. Anzi, nella conferenza stampa seguita al consiglio (che ha lasciato i tassi invariati allo 0,75%), Draghi ha sostenuto che i mercati «hanno frainteso» le dichiarazioni di Londra e invitato i giornalisti a rileggere quel discorso in cui, ha precisato, non aveva mai parlato di un programma immediato per tornare a comprare i titoli di Stato dei Paesi messi in crisi proprio dall’aumento dello scarto fra gli interessi pagati sui loro titoli di Stato e quelli corrispondenti sul Bund tedesco.Quell’intento c’è e resta in piedi, ma non è una decisione già operativa, ha fatto capire Draghi. Nel difficile equilibrio tra i "falchi" (che gli chiedono di «non oltrepassare il mandato») e gli "interventisti", il numero uno dell’Eurotower ha scelto di non dividere il board dell’istituto. Le conclusioni decise ieri sono state prese in modo «unanime», con la sola «riserva» di Weidmann, il capo della Bundesbank, «sull’acquisto dei bond». La Banca farà «quanto necessario per sostenere l’euro», ma i banchieri centrali dell’Europa si limitano ad indicare le «linee guida» da varare per «interventi diretti sui mercati di dimensione adeguata agli obiettivi», adatti cioè a tutelare grandi Paesi come Spagna e Italia; interventi che saranno decisi solo «nelle prossime settimane».Un altro punto assegnato a favore dei tedeschi riguarda l’attivazione dello scudo anti-spread. Draghi ha ricordato che la sua attivazione spetta ai governi e si è detto «sorpreso dall’attenzione» posta attorno alla licenza bancaria da dare al fondo permanente Esm (che gli consentirebbe di accedere, per l’acquisto di titoli, ai fondi illimitati della Bce stessa): «Non sta a noi decidere, spetta ai governi». E i memorandum d’intesa siglati dagli stati in difficoltà dovranno prevedere una «stretta ed efficace condizionalità», frase che lascia pensare a un rafforzamento delle contropartite di sorveglianza che saranno richieste dalla Ue.Ma anche i tedeschi, a modo loro, cedono qualcosa: dopo che i tecnici dell’Eurotower avranno definito le linee-guida, «a quel punto – ha spiegato Draghi – saranno contati i voti». È il segnale che la Bundesbank potrà essere messa in minoranza. Inoltre, quando partiranno, gli interventi della Bce potranno essere più corposi rispetto al programma sospeso lo scorso marzo, che era limitato a circa 20 miliardi di acquisti a settimana, e punteranno sui titoli più a breve scadenza. In più, l’Eurotower sta valutando «ulteriori misure non convenzionali», come un nuovo maxi-prestito "Ltro" a basso interesse per le banche o un allentamento delle garanzie che chiede loro a fronte della liquidità concessa. Insomma, per Draghi nella sostanza «non c’è alcuna retromarcia rispetto al mio discorso di Londra». Qualche dubbio però rimane. Tanto che alcuni parlamentari europei chiederanno di convocarlo nella Commissione affari economici, la cui presidente Sharon Bowles tuttavia ieri, "a caldo", ne ha approvato l’azione, sottolineando che «è chiaro» adesso che la Bce «non intraprenderà azioni unilaterali». E così la partita infinita sullo scacchiere europeo va avanti.
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