mercoledì 26 agosto 2009
«La crisi economica e finanziaria che ha colpito l'economia mondiale negli scorsi due anni sta gradualmente rientrando». Lo ha affermato il Governatore della Banca d'Italia, nel suo intervento al Meeting di Rimini.
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"La crisi economica e finanziaria che ha colpito l'economia mondiale negli scorsi due anni sta gradualmente rientrando". È quanto ha affermato il Governatore dell Banca d'Italia, Mario Draghi, nel suo intervento al convegno "Una strada per l'Italia" organizzato nell'ambito del Meeting di Comunione e Liberazione. Lo stesso Draghi ha comunque fatto presente che per quanto "la sensazione prevalente a livello internazionale è che il peggio sia passato, sulla tenuta dei segnali congiunturali pesano tuttavia ancora forti incertezze".Nel rilevare che "i rischi di implosione del sistema finanziario mondiale sono stati scongiurati", Draghi ha spiegato che ci sono ancora incertezze e timori. In particolare "il timore che in alcune economie leripercussioni sul mercato del lavoro siano maggiori e più persistenti dell'atteso; che la domanda per consumi e investimenti possa nuovamente indebolirsi non appena si inizi a ritirare il sostegno dei bilanci pubblici".E guardando all'Italia, "anche sulla nostra economia l'impatto più duro della crisi si sta attenuando". "Il momento peggiore - ha detto Draghi - lo abbiamo vissuto fra lo scorcio del 2008 e il trimestre iniziale di quest'anno; tutte le componenti della domanda e dell'offerta diminuivano, in una misura mai osservata dopo l'ultima guerra; i consumi delle famiglie si contraevano per due trimestri consecutivi, fatto mai accaduto prima nella storia repubblicana. In primavera il prodotto ha rallentato molto la sua discesa. In estate, la produzione industriale dovrebbe aver cessato di cadere; il clima di fiducia delle imprese e dei consumatori ha dato segni di risveglio, la domanda di autoveicoli si è ravvivata".Ora bisognerà affrontare il nodo delle riforme. "Nello scenario mondiale che prevarrà, le sorti dell'economia italiana - avverte Draghi - dipenderanno più che mai dalla soluzione dei suoi vecchi problemi: i nodi strutturali che serrano dalla metà degli anni novanta la crescita del prodotto e della produttività, ampliando i divari nei confronti degli altri paesi industriali. La crisi non ne ha reso più facile la soluzione, anzi. La drastica contrazione degli investimenti ha ridotto la capacità produttiva potenziale. Non poche imprese (soprattutto quelle più esposte verso gli intermediari finanziari) che avevano avviato prima della crisi una promettente ristrutturazione, colte a metà del guado dal crollo della domanda, potrebbero veder frustrato il loro sforzo di adeguamento organizzativo, tecnologico, di mercato; rischiano la stessa sopravvivenza. Si aggraverebbe così la perdita di capacità, potenziale e attuale, del sistema. Un deterioramento prolungato del mercato del lavoro potrebbe compromettere la ripresa dei consumi e depauperare il capitale umano. L'espansione del debito pubblico - indispensabile per fronteggiare la crisi nel breve periodo - richiederà in futuro significative politiche correttive".
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