giovedì 2 gennaio 2020
Positivi i primi nove messi dell'anno scorso per 137 aziende, che danno lavoro a 2.255 addetti
Nel 2019 crescono import ed export
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Primi nove mesi positivi per il distretto italiano del cappello, che in Italia è rappresentato da 137 aziende, che danno lavoro a 2.255 addetti: da gennaio a settembre 2019: il fatturato ha toccato 161 milioni di euro, senza variazioni rispetto allo stesso periodo precedente, mentre sono cresciute sia le importazioni (108 milioni, +19%), che le esportazioni (158 milioni, +27,9 milioni). La stima è della Federazione italiana dei tessili vari, che ha elaborato dati Istat. Secondo Paolo Marzialetti, presidente nazionale Settore Cappello, per le aziende italiane del comparto, «l'export continua a rappresentare la quasi totalità delle produzioni» e, in particolare, per «il segmento del lusso, che mantiene stabile il fatturato complessivo, malgrado la quasi totale erosione dei consumi interni».

Nei primi nove mesi del 2019, i cappelli di paglia hanno registrato un aumento delle importazioni, attestandosi a (+31,6%) in valore, mentre le esportazioni hanno toccato 18 milioni (-1,9%), mentre i berretti evidenziano un aumento sia delle importazioni (+19%) che delle esportazioni (+27,9%). La Cina si è confermata di gran lunga il Paese maggior fornitore del comparto italiano del cappello, con 47 milioni (+12%), pari al 44% del totale importato. Nei primi nove mesi del 2019, il primo mercato di sbocco si conferma quello svizzero: il fatturato sale a 37 milioni (+116,2%), per Marzialetti «ormai non più solo per via delle triangolazioni commerciali con vari Paesi tra i quali la Russia, che continua a rimanere in territorio negativo per via delle assurde sanzioni commerciali, ma soprattutto per la presenza nel proprio territorio delle piattaforme logistiche di tutti i principali gruppi globali del segmento del lusso». Dietro la Svizzera ci sono Germania (19 milioni e +18,6%), Francia (16 milioni e +8%) e Gran Bretagna (15 milioni e +2,9%), «nonostante la difficile situazione d'incertezza dovuta all'imminente attuazione della Brexit». Buone le performance del cappello italiano anche negli Stati Uniti (11 milioni e +12,4%) e Spagna (7,4 milioni e +13,3%). «Per la prima volta dopo molti anni - ha sottolineato il presidente del Settore Cappello - registriamo un ritorno con l'aumento delle esportazioni verso il Giappone (3,6 milioni e +10,6%), anche per via del protocollo d'intesa e dei nuovi accordi che prevedono l'abbattimento dei dazi commerciali dell'Ue».

Secondo le stime della Federazione italiana dei tessili vari, il 70% della produzione di cappelli, in termini di aziende, addetti e fatturato, spetta al distretto del Fermano-Maceratese: le aziende di Montappone e Massa Fermana, in particolare, pesano per circa il 50% sulla produzione nazionale; gli altri comuni interessati sono Monte Vidon Corrado, Falerone, Mogliano, Loro Piceno e Sant'Angelo in Pontano.

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