martedì 1 aprile 2014
Il 42,2% dei giovani in cerca di lavoro. Il premier: torneremo sotto la doppia cifra.
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La disoccupazione strappa un nuovo record negativo, toccando a febbraio quota 13%. È il tasso più alto mai registrato. Viene così abbattuta una nuova soglia, l'ennesima, con il numero di persone alla ricerca di un posto che sfonda i 3,3 milioni. È un dato che non può lasciare indifferenti. "Sconvolgente", lo definisce il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che da Londra assicura: "Torneremo sotto la doppia cifra", un obiettivo da raggiungere, ha spiegato, "nei prossimi mesi o nei prossimi anni". Un target impegnativo, che, stando alle cifre di oggi, significherebbe togliere dallo stato di disoccupazione circa 780 mila persone.Il mercato del lavoro è in ginocchio e il 2014 sembra partito nel peggiore dei modi. E non è solo la disoccupazione a segnare un picco negativo, il peggior dato da quando esistono le serie storiche, ovvero dal lontano 1977. Nell'ultimo periodo ha cominciato a cedere anche l'occupazione. Basti pensare che ogni giorno che passa si contano mille posti in meno. D'altra parte in Italia le persone che la mattina si svegliano e vanno a lavorare sono poco più della metà. In questo caso si è tornati indietro di 14 anni, annullando tutta la crescita accumulata dai primi anni del duemila, caratterizzati dall'entrata in vigore della legge Biagi, fino allo scoppio della crisi, nel 2008.  Da qualche mese neppure il confronto europeo ci aiuta: solo Grecia e Cipro hanno registrato una aumento della disoccupazione più forte di quello italiano. Particolarmente critica è la situazione dei giovani, che scontano un tasso al 42,3% tra gli under25: fa peggio di noi solo la Spagna.Invertire la marcia e accelerare, è questa la ricetta del premier che ripete: "C'è bisogno di correre", perché i "segnali di ripresa" iniziano a comparire, ma "non sono sufficienti". Il problema per Renzi è l'arretrato: "In questi anni abbiamo perso troppa strada". Ora, sottolinea, bisogna puntare sulle riforme. E sul punto avverte che in materia di lavoro "il procedimento va avanti, tutte le mediazioni sono possibili nel dibattito parlamentare ma non si può cambiare l'impostazione di fondo". La semplificazione è sicuramente destinata a giocare un ruolo fondamentale: "In Italia ci sono 2.100 articoli che si occupano del mondo lavoro, è normale che alla fine si finisca in tribunale. Noi abbiamo in testa un codice del lavoro, di 50-60 articoli, scritto anche ininglese".   Un'altra carta è quella della flessibilità, che i sindacati preferiscono chiamare precarietà, mettendo in guardia da possibili effetti negativi. Uno spunto arriva anche dal governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, che lamenta "una flessibilità non utile, utilizzata da imprese che non hanno innovato" per un lungo tempo, "sfruttando" la flessibilità semplicemente per ridurre "il costo del lavoro". Insomma per Visco occorrerebbe perseguire una strada "diversa", coniugando l'interesse delle aziende con quello dei lavoratori.Guardando a oggi, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che definisce "allineati alle previsioni" i dati sulla disoccupazione, contesta "in maniera radicale l'affermazione che il decreto" sul lavoro "precarizza la situazione". Ma certo l'aspro confronto che si è aperto non spiana la strada: mercoledì Poletti affronterà i parlamentari del Pd, molti dei quali hanno chiesto modifiche. Sarà il clima, ma vanno a ralenti anche i tempi per gli emendamenti: il termine che si ipotizzava potesse essere fissato per venerdì, sembra oramai certo slitterà alla prossima settimana.Le parti sociali, del resto, non smettono il loro pressing. La Cgil insiste: "Serve un Piano straordinario per il lavoro giovanile finanziato da una patrimoniale e non una generalizzazione della precarietà". Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, invece si rivolge direttamente al premier, sostenendo che "non basta dirsi sconvolti per i dati sulladisoccupazione. Chi ha responsabilità di Governo deve indicare una via d'uscita concreta".
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