lunedì 1 dicembre 2014
Sono stati 18mila gli avviamenti nell'ultimo anno; fra pubblico e privato ci sono 41mila posti riservati ancora scoperti. A causa della crisi aumentano le aziende che chiedono l'esonero o la sospensione temporanea dall'obbligo di assunzione.
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Secondo i dati del 2012 e 2013, sono quasi 680mila gli iscritti al collocamento, 18mila gli avviamenti nell'ultimo anno; fra pubblico e privato ci sono 41mila posti riservati ancora scoperti. Fra le persone con disabilità sono tanti gli iscritti alle liste di collocamento, pochi gli avviamenti al lavoro legati alla legge 68/99, e quelli che ci sono si basano sempre più su forme contrattuali poco stabili. Colpa anche della crisi economica e occupazionale che investe l'intero Paese e che non fa eccezioni per i lavoratori disabili.L'ultima relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 68/99 spiega che a causa della crisi aumentano le aziende che chiedono l'esonero o la sospensione temporanea dall'obbligo di assunzione, ma fra pubblico e privato ci sono il 22% dei posti riservati ai disabili che risultano scoperti (41.238 su 186.219 posti di lavoro riservati). Nel 2013, ogni quattro nuovi disabili che si iscrivono alla lista del collocamento obbligatorio (e che vanno ad aggiungersi ai tanti che già ci sono da tempo), ce n'è solo uno che trova effettivamente un lavoro (in percentuale viene avviato in un anno il 26,9% dei nuovi iscritti). Ma se il termine di paragone sono gli iscritti, il calcolo è ancor più impietoso: un avviamento al lavoro ogni 36 iscritti al collocamento. Se dal 2007 al 2013 c'è stato un sostanziale dimezzamento degli avviamenti, è anche vero che il dato va contemperato con la situazione generale. Nel caso degli avviamenti, l'istituto della convenzione (48,7%) e quello della chiamata nominativa (44,8%) sono le modalità più diffuse (la chiamata numerica si ferma al 6,6%), mentre c'è una chiara inversione di tendenza nelle tipologie contrattuali utilizzate, che ora sono a maggioranza a tempo determinato. Nel 2006 le posizioni a tempo indeterminato erano il 51,6% mentre oggi (dato 2013) sono al 35,1%; quelle a tempo determinato invece sono passate dal 30,6% del 2008 al 57,7% di fine 2013.
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