martedì 19 febbraio 2013
​La fotografia di chi conclude il ciclo degli studi superiori scattata su un campione di 48mila diplomati del 2011, 2009 e 2007 intervistati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
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Quattro diplomati su dieci sono pentiti della loro scelta, sei su dieci si iscrivono all’università, mentre due vanno direttamente a lavorare e gli altri si dividono tra chi cerca e non trova e chi rinuncia in partenza a cercare.La fotografia di chi conclude il ciclo degli studi superiori – scattata dal consorzio Almalaurea-Almadiploma su un campione di 48mila diplomati del 2011, 2009 e 2007 intervistati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo – mostra ancora un quadro complesso, con più ombre che luci. Il primo dato, guardando a un lasso di tempo significativo, segnala che conclude le superiori il 74% dei diciannovenni, quasi il doppio di quanto non avvenisse agli inizi degli anni ’80. Non cresce ma resta stabile, invece, l’iscrizione all’università che riguarda il 29% di chi è appena diventato maggiorenne (il forte calo di immatricolazioni denunciato nei giorni scorsi deriva in realtà da un drastico calo di iscrizioni di adulti, che erano tornati all’università dopo la riforma del 3+2 e la temporanea concessione di crediti formativi). I dati forse più preoccupanti riguardano da un lato il "pentimento" per la scelta fatta (44%), con un quarto dei diplomati che cambierebbe sia scuola sia indirizzo, il 10% che ripeterebbe il corso ma in un’altra scuola e un 9% che sceglierebbe un diverso indirizzo di studi. Dall’altro, la scarsa corrispondenza tra gli studi compiuti e il lavoro che si svolge. Ad un anno dal termine degli studi, sono in particolare i diplomati degli istituti tecnici a non utilizzare «per niente» le competenze acquisite con il diploma (lo dichiara ben il 42%), mentre va decisamente meglio per chi ha frequentato un professionale. L’orientamento, sia al momento della scelta della scuola superiore sia dopo il diploma, resta quindi fortemente deficitario. Per quanto riguarda invece l’accesso al mercato del lavoro, detto che quasi il 61% si iscrive all’università e che un altro 8% studia e lavora, il resto cerca subito uno sbocco occupazionale. Così, a un anno dal diploma sono occupati il 31% di ex-studenti (media tra il 41% dei professionali e il 21% dei liceali), percentuale che cresce al 45% dopo tre anni e al 57% a cinque anni dal diploma. Di contro, la disoccupazione riguarda un terzo dei diplomati a un anno, il 21% a tre anni e il 17% a cinque anni. Cifre che – pur essendo migliori rispetto a quelle registrate dall’Istat sulla totalità dei giovani italiani – testimoniano di una persistente difficoltà non solo a far incontrare domanda e offerta di lavoro, ma anche evidentemente ad allineare formazione scolastica ed esigenze delle imprese.
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