mercoledì 19 luglio 2017
Nel 2011 è esplosa la questione dei mutui non pagati. Si cercano soluzioni tra le strettoie del bail-in imposto dall'Europa
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Negli ultimi mesi, In TV, sui giornali e su internet si è tornati a parlare della crisi del sistema bancario italiano. Non è esagerato dire che essa rappresenta per l'eurozona un problema grave quanto la Brexit. Le cause della crisi sono da ricercarsi fondamentalmente negli alti livelli di debito delle banche, o meglio, nei tanti prestiti che esse hanno concesso ma che probabilmente non saranno mai recuperati. Si chiamano "non performing exposures" i crediti deteriorati di cui parlano i media il cui valore a fine 2016 ammontava a c.350 miliardi (più di tutti quelli degli altri paesi dell'eurozona messi assieme), ai 200 miliardi delle sofferenze vanno sommati i crediti scaduti e sconfinati e gli incagliati, due categorie aggiuntive che ammontano a circa 150 miliardi.

Si tratta di uno stock molto cospicuo che grava sul sistema finanziario e produttivo del Paese. In particolare va considerato che la maggior parte di queste sofferenze (81%) sono originate dalle imprese e sono coperte da garanzie reali per il 36% e per il 23,3% da garanzie personali. Il problema dei crediti deteriorati è in larga parte il risultato della lunga fase recessiva che ha colpito l'economia italiana negli ultimi anni e dei lunghi tempi delle procedure di recupero crediti. La crisi ha avuto due differenti fasi: il sistema bancario ha retto abbastanza bene alla recessione del 2008-09 generata dalla bolla dei mutui subprime (Usa) e dalla crisi dei prodotti di finanza strutturata, verso cui le banche italiane erano poco esposte. Tuttavia l'aggravarsi della situazione economica e finanziaria della clientela aveva comportato un forte aumento del tasso di formazione di nuovi crediti deteriorati.

La seconda fase ha avuto inizio nella seconda metà del 2011 con la crisi del debito sovrano italiano. Tutto ciò ha reso più difficile pagare le tasse a persone e imprese, rendendo impossibile per lo stato coprire il debito del paese con il gettito fiscale. Come in un classico circolo vizioso, questo contesto ha portato a una crisi delle imprese che non sono più state capaci di ripagare i debiti contratti con le banche. La situazione è stata poi aggravata da una legislazione inefficace che rende assai difficile per le banche recuperare i soldi prestati quando un mutuatario non riesce a pagare. Secondo il FMI l'eliminazione dei crediti deteriorati procede troppo lentamente. Il recupero del 70% dei crediti deteriorati è incastrato nel sistema giudiziario una conferma che bisogna fare di più per incoraggiare soluzioni stragiudiziali.Un segnale importante è stato il varo del decreto che ha messo a disposizione 20 mld di euro e la nascita del Fondo Atlante, un fondo privato a cui hanno contribuito gli istituti meno in crisi.

Già nel 2016 è iniziata una prima fase di cessione dei crediti deteriorati e si assiste ora a un progressivo aumento dei volumi transati: quest'anno sono stati ceduti principalmente da banche circa 43mld di euro di sofferenze e tra queste ,per la prima volta, si rileva una maggiore quota di crediti corporate. Con una piena efficacia delle misure in campo, l'impatto al 2020 dello stock di crediti deteriorati potrebbe essere consistente e contribuire così ad alleggerire il sistema italiano dalle sofferenze. Infatti le sofferenze nette del sistema bancario italiano hanno smesso di crescere nel primo semestre del 2017. Lo stock a fine marzo si attesta su un valore minimo da maggio 2014 e comunque ben inferiore al picco registrato a Novembre 2015. Significativo anche l'indicatore del rapporto tra sofferenze nette e impieghi che si attesta ad un valore più basso perlomeno fino da marzo 2015. La constatazione che le sofferenze siano più o meno stazionarie è indice del fatto che la ripresa tiene e che il lieve miglioramento del contesto economico consente di gestire gli incagli per riportarli in bonis.

Ma la strada è ancora lunga. Per quanto riguarda l'attesa di una riduzione più significativa delle sofferenze bisogna aspettare i prossimi mesi, quando le importanti operazioni di cessione di NPL annunciate saranno realizzate. Una parte degli Npl sono comunque detenuti da banche le cui condizioni non impongono di cederli subito sul mercato; se dovesse arrivare il via libera al progetto della bad bank europea (o di asset management company nazionali) ed i prezzi di trasferimento degli attivi non si discostassero dal loro reale valore economico allora la gestione di parte degli NPL sarebbe più realistica.

Altre cause di crisi del sistema bancario sono da ricercare nei bassi tassi di interesse attuali. La Bce, nel tentativo di stimolare la crescita dell'eurozona ha tagliato i tassi di riferimento ai minimi storici oramai da tempo. Se i tassi di riferimento sono bassi sono bassi anche i tassi che le banche italiane applicano ai loro clienti. Questo abbassa i profitti che le banche conseguono nel prestare liquidità , alimentando la crisi del settore. Ma il più spinoso fra i rischi della crisi delle banche italiane è legato al cosiddetto bail in, il principio della 'garanzia interna' inserito nella normativa europea in base al quale, a pagare per il fallimento delle banche sei creditori non riescono a coprire le perdite, devono essere, nell'ordine: gli azionisti, gli obbligazionisti subordinati, i correntisti con conti superiori ai 100.000 euro. Uno scenario del genere lederebbe a livelli storici la fiducia nelle istituzioni e potrebbe far crollare l'equilibrio del paese stesso.

Si sta cercando un accordo con l'Unione Europea affinchè si preferisca un bail-out, procedura per cui le banche sarebbero salvate da aiuti di Stato, ovvero dai soldi dei contribuenti. Vi sono poi banche che stanno cercando di alzare il livello della liquidità tramite aumenti di capitale. Vi è poi la necessità di aumentare la produttività anche attraverso una diversa politica del lavoro e dei compensi ; attraverso le fusioni; con un maggior utilizzo delle tecnologie per conoscere meglio i propri clienti spesso 'opachi'; con la riduzione del razionamento del credito e l'attenuazione dell'estensione degli stock finanziari all'economia reale. E' auspicabile anche un miglioramento della governance, aumentando la consapevolezza delle funzioni e delle responsabilità del board.

Funzionario di Banca, Area Corporate

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