giovedì 12 maggio 2016
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ROMA La partita tra Roma e Bruxelles sui conti pubblici è tuttora in corso. Nonostante le indiscrezioni su un atteggiamento di maggior apertura della Commissione Ue riguardo alla flessibilità sul deficit 2016 richiesta dal governo italiano, il nodo del debito continua a ipotecare l’esito del lungo braccio di ferro sul bilancio. L’avvio di una procedura formale di infrazione resta improbabile, ma l’Italia deve convincere il variegato fronte europeo che l’aumento del deficit rispetto al percorso di riduzione programmata non è in contraddizione con la futura riduzione del debito e che se quest’ultimo non ha ancora cominciato a scendere (per l’Ue è al 132,7%) ciò è dovuto a una serie di documentabili «fattori rilevanti». Le raccomandazione Ue ai Paesi sono attese la prossima settimana. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nei giorni scorsi ha scritto una lettera a Bruxelles, in risposta a una missiva ricevuta dalla Commissione, per giustificare lo scostamento dagli obiettivi fissati sul debito e riaffermare il rispetto del patto di Stabilità da parte del-l’Italia. La regola del debito prevista nei regolamenti Ue ammette infatti la possibilità che la traiettoria discendente in rapporto al Pil possa essere frenata in caso di fattori rilevanti. «Siamo fiduciosi che questi elementi siano tenuti nella dovuta considerazione dalla Commissione », ha scritto il ministro al vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, e al Commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici. Tra questi fattori il documento sottolinea prima di tutto la dinamica dei prezzi e la pressione deflazionistica che rallentano la crescita nominale del Pil, grandezza di riferimento per misurare deficit e debito. «Mai avrei pensato di dire che l’inflazione è troppo bassa, ma questo è il punto in cui siamo», ha commentato ieri il ministro da Londra. La lettera rileva poi l’impatto negativo sulla crescita che avrebbe una politica di consolidamento di bilancio più marcata e sottolinea come le riforme strutturali, che migliorano il potenziale di crescita dell’economia, nella fase iniziale comportino dei costi. Altri fattore da considerare sono la sottostima dell’output gap (il differenziale tra il Pil potenziale e quello effettivo) calcolato secondo la metodologia europea e i costi che negli ultimi anni l’Italia ha dovuto affrontare per far fronte alla crisi dei migranti. Tutti elementi reali che si vedrà a breve quanto peseranno su un confronto che si snoda tra elementi tecnici e valutazioni politiche. Secondo fonti di Bruxelles, lo scambio di dati e missive tra Italia e Commissione proseguirà anche nei prossimi giorni. Segno che il punto di equilibro non è ancora raggiunto. Il modo migliore per ridurre il debito italiano «è crescere di più», ha ripetuto ieri Padoan, riaffermando la contrarietà dell’Italia a un’impostazione di bilancio più restrittiva. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pier Carlo Padoan
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