venerdì 5 aprile 2013
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Ministri in pre-allerta nel weekend. Dopo la falsa partenza di giovedì scorso, il governo punta a recuperare tempo e varare tra sabato e domenica il decreto sui debiti della pubblica amministrazione, che l’Abi stima già oltre i 100 miliardi di euro. La stessa Unione Europea «non vede l’ora» che l’Italia conduca in porto il provvedimento, sollecitato ieri anche dal presidente della Bce Mario Draghi come medicina anti-recessiva. Ma Bruxelles avverte anche che per Roma non ci saranno «assegni in bianco» sui conti pubblici. Ben venga il pagamento dei debiti commerciali pregressi, spiegano fonti comunitarie, ma occorre nel contempo «rispettare gli obiettivi sul deficit e la riduzione del debito pubblico». Lo smaltimento dei pagamenti alle imprese va fatto «assicurando nello stesso tempo l’uscita dell’Italia dalla procedura per deficit eccessivo», ha osservato il portavoce della Commissione Ue Olivier Bailly.È per questo che il governo ha previsto che il deficit 2013 salga al massimo al 2,9% dopo lo sblocco dei pagamenti, restando così sotto la soglia limite del 3%. Nella telefonata di giovedì con il commissario Rehn, Mario Monti avrebbe confermato l’intenzione di inserire nel provvedimento clausole di salvaguardia per i conti pubblici e in particolare di prevedere uno stop ai pagamenti prima che si raggiunga il "tetto" sul deficit. Sul debito pubblico le normative comunitarie non sono altrettanto stringenti, ma Bruxelles ha ricordato ieri che l’obiettivo Ue è di tagliare di un ventesimo l’anno la parte del debito che supera il 60% del Pil. Per l’Italia, che è ben oltre il 120%, si tratta di un impegno molto gravoso. L’emersione dei 40 miliardi di debiti commerciali, se sarà interamente coperto con nuove emissioni di titoli di Stato, vale da solo un aumento di circa 2,5 punti nel rapporto debito-Pil.A salvaguardia dei conti pubblici l’ultima bozza del decreto prevedeva l’aumento delle addizionali regionali Irpef già quest’anno. Una misura che ha provocato una levata di scudi da parte dei partiti e poi bocciata dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli. Ora si tratterà di vedere come il problema della copertura finanziaria verrà risolto.I tecnici del governo sono al lavoro per riscrivere il vecchio testo. E non mancano i timori per il cammino parlamentare del decreto in assenza di una maggioranza definita. Ieri il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha definito il decreto un «pateracchio» che è stato meglio non approvare. Sul rinvio «il commento non può che essere positivo perché così come era stato concepito nella prima stesura era assolutamente insoddisfacente», ha rimarcato Squinzi, «quindi meglio che ci si torni sopra e ci si lavori con calma», anche se «abbiamo veramente bisogno di avere questi soldi il più presto possibile perché le imprese sono in una sofferenza disperata».Una riunione ha visto protagonisti lo stesso Grilli e una delegazione dell’Anci guidata dal presidente, Graziano Delrio. Questi al termine della riunione, ha dichiarato che è «andata bene e si sta ragionando sulla parte tecnica per evitare che si creino delle disparità territoriali». In pratica, i sindaci vogliono evitare che alcuni Comuni dove si sono concentrati i maggiori debiti finiscano per assorbire tutto il plafond delle risorse. Quanto ai tempi per il varo del Dl, Delrio ha confermato che «a giorni, tra il fine settimana e l’inizio della settimana prossima dovrebbe essere tutto risolto». Il decreto dovrebbe consentire alle Pubbliche amministrazioni di pagare 20 miliardi di arretrati quest’anno e altrettanti nel 2014. Ma intanto la montagna dei debiti della Pa si rivela sempre più alta. Secondo il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, se si fa una progressione dall’ultima stima di Bankitalia – 90 miliardi di euro alla fine del 2011 – «siamo già oltre i 100 miliardi». Una cifra che «sta inceppando l’economia in termini inammissibili».
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