mercoledì 15 ottobre 2014
Gli ultimi dati diffusi dall'Istat rivelano che diminuisce anche il reddito disponibile. Ma sale la propensione al risparmio. Il Paese è in stagnazione. Peggiora il rapporto deficit-Pil.
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Ancora una volta i dati diffusi dall'Istat sulla nostra economia dipingono un quadro a tinte fosche. Un Paese in bilico tra stagnazione e recessione. Con le famiglie che sentono sulle proprie spalle il peso di una situazione incerta con prospettive altrettanto poco chiare. Le famiglie e la crisi, secondo l'Istat Il potere di acquisto delle famiglie consumatrici, cioè il reddito in termini reali, nel secondo trimestre del 2014 torna a calare, scendendo dell'1,4% rispetto al trimestre precedente e dell'1,5% su base annua. Lo rileva l'Istat. Il dato del primo semestre vede così il potere d'acquisto fermo, con una crescita zero. Nel secondo trimestre. invece, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in valori correnti scende dell'1,4% sul trimestre precedente e dell'1,1% su base annua. Lo rileva l'Istat, che registra un calo dopo il rialzo del primo trimestre. Stavolta quindi la riduzione non riguarda solo il potere d'acquisto (che tiene conto dei prezzi). I primi sei mesi dell'anno si mantengono comunque sopra lo zero (+0,5%). La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici, misurata al netto della stagionalità, è stata pari all'8,3% nel secondo trimestre del 2014, in diminuzione di 1,4 punti rispetto al trimestre precedente e di 1,8 punti su base annua.  Italia in stagnazione Il Pil nel primo trimestre 2014 è stato rivisto al rialzo dall'Istat, in base alle nuove regole sui conti nazionali, registrando una variazione nulla sul trimestre precedente (dal -0,1% della 'vecchià stima). L'Italia sarebbe quindi in stagnazione, considerando che il secondo trimestre è confermato a -0,2%. L'Istat osserva che il Pil dell'Italia non è più cresciuto in termini congiunturali sin dal secondo trimestre del 2011. È quanto emerge dalle ultime tavole dell'Istat, ricalcolate in base ai nuovi conti nazionali. Il Prodotto interno lordo infatti è negativo nel quarto trimestre del 2013 (ora a -0,1%, +0,1% la "vecchia" stima). Rapporto deficit-Pil peggiorato Nel secondo trimestre l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Prodotto interno lordo è stato pari all'1,1%, superiore di 0,4 punti su base annua (era allo 0,7%). Lo rileva l'Istat, aggiungendo che nei primi due trimestri 2014 il rapporto deficit-Pil è stato del 3,8%, con un peggioramento di 0,3 punti (era al 3,5%). Sempre nel secondo trimestre del 2014 il saldo primario, ovvero l'indebitamento al netto degli interessi passivi, è risultato positivo per 17,433 miliardi di euro (18,739 miliardi di euro nel corrispondente trimestre del 2013), con un'incidenza sul Pil del 4,3%, inferiore di 0,3 punti su base annua. Guardando ai primi sei mesi del 2014, il saldo primario risulta sempre positivo e pari all'1,0% del Prodotto interno lordo, anche in questo caso in ribasso rispetto allo stesso periodo del 2013, quando era all'1,4%. Pressione fiscale ed entrate in calo La pressione fiscale nei primi sei mesi dell'anno è stata pari al 40,7%, in calo di 0,5 punti percentuali su base annua (era al 41,2%). Lo rileva l'Istat, che però registra un aumento di 0,1 punti guardando solo al secondo trimestre, con la pressione al 43,2%. Nel secondo trimestre 2014 le entrate totali sono diminuite in termini tendenziali dello 0,3%, mentre la loro incidenza sul Pil è stata del 48,2%, invariata rispetto al corrispondente trimestre del 2013. Lo rileva l'Istat, aggiungendo che nei primi due trimestri del 2014, l'incidenza delle entrate totali sul Prodotto interno lordo è stata del 45,2%, in riduzione di 0,6 punti su base annua. Nel dettaglio, tornando al secondo trimestre, le entrate correnti hanno registrato un aumento tendenziale dello 0,6%. Infatti, a fronte di riduzioni delle imposte dirette (-0,1%) e delle altre entrate correnti (-2,4%) vi è stato un incremento delle imposte indirette (+0,6%) e dei contributi sociali (+2,7%). In diminuzione sono risultate le entrate in conto capitale e in particolare le imposte in conto capitale (-77,6%).
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