martedì 18 dicembre 2018
Da giugno 2016 a giugno 2018 sono 210 quelli creati tramite la piattaforma Crowdfundme, a cui si possono aggiungere i 30 previsti per il primo semestre 2019
Crowdfunding e posti di lavoro
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Una raccolta fondi per incrementare i posti di lavoro. Si chiama crowdfunding e in Italia sta diventando una tendenza. Crowdfundme è la prima piattaforma di equity crowdfunding per numero di investitori in Italia, autorizzata da Consob, che sostiene le società, supportando sia l’investitore sia l’imprenditore. Dal 2013, anno di fondazione, la società si impegna a proporre agli investitori sempre a caccia di nuove idee una ponderata selezione di start up e pmi ad alto potenziale alla ricerca di fondi per la loro crescita e di nuove figure professionali. In soli quattro anni ha registrato un totale di investimenti raccolti pari a 11.580.000 euro, 41 campagne chiuse con successo e 5.470 investimenti da parte della community, numeri che la rendono leader di mercato nel nostro Paese in termini di numero di investitori. La sua attività poggia anche su solide colalborazioni strette con Polihub (Politecnico di Milano) e Websim, la divisione digitale (con un milione di accessi al giorno) di Intermonte Sim.


«Una cosa da chiarire - spiega Carlo Valentini, cmo di Crowdfundme - è che la raccolta di fondi tramite equity crowdfunding non viene fatta specificatamente per assumere personale, ma, in generale, per accelerare la crescita del business della start up o pmi. La maggior parte delle volte poi questo obiettivo si traduce in concreto nel rafforzamento dell’attività commerciale e di marketing per espandere rapidamente il mercato di un prodotto o servizio già testato e apprezzato su un mercato ristretto (in gergo di dice “validato dal mercato”). Questo significa che start up e pmi quasi certamente investiranno parte del capitale assumendo nuove persone, soprattutto nell’area commerciale, nel marketing e per lo sviluppo tecnologico (la tecnologia oggi infatti pervade ogni aspetto del business). Questo è proprio quello che i nostri investitori cercano: società pronte ad esprimere tutto il loro potenziale alle quale mancano però i capitali da investire per poter assumere i talenti che le permettano di cambiare passo nel loro sviluppo».


Sono 17 le società/startup che hanno chiuso con successo una campagna entro giugno 2018 e hanno destinato gran parte dei fondi per le assunzioni. In totale, grazie alle risorse raccolte, queste società hanno assunto circa 90 persone e hanno pianificato circa 30 nuove assunzioni per il primo semestre 2019. La maggior parte delle società sono start up tecnologiche, alcune delle quali impegnate nel servizio di consegne a domicilio, quindi anche i posti di lavoro creati per collaboratori esterni (freelance, cococo...) sono importanti: infatti si contano circa 120 collaborazioni di questo tipo nate in seguito alle campagne di equity crowdfunding. Da giugno 2016 a giugno 2018 sono 210 i posti di lavoro creati, a cui si può aggiungere i 30 previsti per il primo semestre 2019.

«Ogni anno - continua - entrano in contatto con noi centinaia di start up e pmi (in media riceviamo almeno due contatti al giorno) che propongono i loro progetti. È un bellissimo attestato di fiducia, ma è importante far capire che l’equity crowdfunding è un ottimo strumento di raccolta di capitali soprattutto per società con alcune caratteristiche ben precise, non è la soluzione di qualsiasi problema di liquidità. Consideriamo caso per caso, ma la nostra attenzione si rivolge soprattutto su start up con modelli di business innovativi, capaci di conquistare rapidamente un ampio mercato e su pmi che hanno un nuovo prodotto o servizio da lanciare e capace di far fare il “salto di qualità” alla società.

Da novembre 2018, la società è la prima piattaforma di crowdfunding in Italia a permettere agli investitori di beneficiare della rubricazione. Grazie a un accordo con Directa Sim, infatti, gli investitori che partecipano alle operazioni di crowdfunding possono trasferire quote senza dover passare da notai o commercialisti risparmiando così tempo e denaro.

«I contratti offerti dalle società dipendono da caso a caso - conclude -. Non facciamo controlli formali sulle assunzioni, perché non fa parte del nostro ruolo verificare questo tipo di attività e perché, come detto prima, l’assunzione di nuove persone non è il fine specifico della raccolta di capitali. Le società raccolgono investimenti a fronte di un business plan che presenta degli obiettivi che intende raggiungere grazie ai capitali raccolti: l’assunzione di talenti è un mezzo per raggiungere tali obiettivi. In base alla nostra ricerca, le società hanno soprattutto assunto persone a tempo indeterminato e attivato degli stage finalizzati all’assunzione. Ci sono poi casi in cui si attivano collaborazioni con i freelance, molto comune soprattutto nel caso dello sviluppo software. Guadagniamo il 7% di quanto raccolto, ma solo se la raccolta ha successo».

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