giovedì 11 giugno 2009
Il segretario generale della Cei all'Acri: «La crisi economica sta determinando una situazione sempre più grave per le famiglie italiane». Ricordando amche l'istituzione del fondo di solidarietà per le famiglie non abbienti da parte dei vescovi.
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«Viviamo un tempo complesso», sintetizzato sotto la cifra della «globalizzazione», che «fa emergere anche dolorose e dirompenti conseguenze nel tessuto sociale, segnato dal dilagare della disoccupazione, da flussi migratori di massa e dall’emarginazione di coloro che non sono attrezzati, professionalmente o economicamente, ad affrontare un cambiamento così vasto e rapido»; un fenomeno «che mette a dura prova le strutture pubbliche e il sistema del welfare che i nostri ordinamenti hanno faticosamente costruito nel tempo». Lo ha detto mons. Mariano Crociata, segretario generale della conferenza episcopale italiana, intervenendo stamattina al 21° Congresso nazionale delle Fondazioni di origine bancaria e delle Casse di risparmio spa, organizzato a Siena dall'Acri, l'associazione che rappresenta entrambe queste realtà. «Non si può certo chiedere – ha aggiunto il presule - alle fondazioni di risolvere da sole tutti questi problemi. Tuttavia, la vostra costante opera di promozione della cultura del dono e della solidarietà, mediante il sostegno di attività sociali innovative e di forme di aggregazione collettiva rappresenta un elemento fondamentale nella costruzione e nello sviluppo del tessuto comunitario».«È con lo stesso spirito – ha chiarito mons. Crociata - che la Chiesa italiana ha deciso di costituire un fondo di garanzia per le famiglie numerose in difficoltà, avvalendosi del concorso operativo dell’Associazione bancaria italiana, che ringrazio sentitamente per l’attenzione e la collaborazione prestata». Esplicitando le intenzioni e le modalità di tale iniziativa, il segretario della Cei ha evidenziato che «chi fa le spese di questa stagione critica è in particolare quella parte della popolazione che in realtà non ha mai scialacquato e che già prima era in sofferenza per una cronica ristrettezza economica». «A noi vescovi – ha precisato il presule - preme soprattutto richiamare l’attenzione sulle conseguenze per la vita personale e sociale dei complessi fenomeni che stiamo vivendo: in pratica, sul rischio di una involuzione antropologica ed etica». La crisi, infatti, «tocca i singoli, le famiglie, le comunità. Il lavoro, che già prima era precario, ora lo è diventato ancor più, e quando si interrompe lascia senza garanzie di affidabile sussistenza». Di fatto «non poche famiglie sono già entrate in una fase critica con ripercussioni gravi sul fronte degli affitti, dei mutui o dei debiti comunque contratti”. Di qui la scelta di promuovere “un’azione solidale che dia sostegno alla speranza».
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