giovedì 3 maggio 2012
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​Di fronte alla grave crisi economica "non vogliamo e non dobbiamo cedere al pessimismo" ma "non possiamo neppure chiudere gli occhi e non essere realisti. È questo un momento difficile e grave, che speriamo venga superato al più presto; ma speriamo anche di uscirne non per tornare a pensare come prima della crisi, bensì più saggi, avendo corretto il modo di vedere le cose". Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, nell'omelia pronunciata questa sera in Cattedrale durante la Messa in suffragio del cardinale Giuseppe Siri."Lo spasimo della ricchezza a tutti i costi - ha sottolineato il porporato - e una visione materialista delle cose preclusa ai valori dello spirito inducono a tralasciare i criteri morali che fanno l'uomo onesto e la società giusta; sovvertono l'ordine della verità fino a giustificare ogni mezzo, anche disonesto, pur di conquistare lo scopo dell'individuale e smisurato benessere. Ma così - ha aggiunto il cardinale Bagnasco - non si dura a lungo poiché, sulle falsità e sulle furbizie non si costruisce nulla di vero. E oggi lo vediamo, quasi ci fossimo risvegliati da un letargo, con se fossimo rinvenuti da una ubriacatura collettiva che, oscurando il cielo, s'illudeva di introdurre l'umanità in una nuova era, emancipata da Dio e quindi adulta e felice. Che cosa vediamo invece attorno a noi? Macerie. Non quelle del dopoguerra, ma quelle culturali. È la cultura, un certo modo di vedere le cose, la vita, la famiglia, la libertà, che sta alla base del vivere insieme: se il sentire comune si corrompe è la società stessa che si sfalda; senza riferimenti etici veri - ha concluso il cardinale Bagnasco - rincorre illusioni e incantatori".
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