mercoledì 7 dicembre 2022
A scattare una fotografia del settore è il Rapporto Welfare Index Pmi 2022 di Generali, che rileva come oltre il 68% delle pmi abbia superato il livello base
La ministra del Lavoro Marina Calderone

La ministra del Lavoro Marina Calderone - Fotogramma

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Oltre 6.500 aziende di tutti i settori produttivi e provenienti da tutta Italia hanno partecipato alla VII edizione di Welfare Index Pmi promossa da Generali. In 121 sono state premiate ieri a Roma con il punteggio massimo. Erano 22 nel 2017. « Il welfare aziendale fa bene alle imprese e fa crescere il Paese – spiega la ministra del Lavoro Marina Calderone –. Un buon contratto aziendale deve guardare a quelle che sono le ricadute delle azioni tra cui il benessere che porta un'impresa ai propri lavoratori, ma in generale al Paese e ai territori in cui viviamo. Io credo che oggi il fatto che la premiazione coinvolga imprese più piccole con quelle più grandi sia anche la dimostrazione di quanto il welfare sia uno strumento capace di far evolvere la gestione delle risorse umane e lo sviluppo delle relazioni industriali anche in contesti che i “tecnici” del mestiere non ritenevano possibile».

La fotografia del Rapporto si basa su un modello di analisi organizzato in dieci aree: Previdenza e protezione, Salute e assistenza, Conciliazione vitalavoro, Sostegno economico ai lavoratori, Sviluppo del capitale umano, Sostegno per educazione e cultura, Diritti, diversità, inclusione, Condizioni lavorative e sicurezza, Responsabilità sociale verso consumatori e fornitori, Welfare di comunità. Tante le storie straordinarie di piccole e medie imprese, ma perfino micro, che hanno resistito e stanno resistendo alle crisi di questi anni. Grazie a iniziative a sostegno dei dipendenti, ma anche dei territori e delle comunità in cui operano. Oggi il welfare aziendale ha raggiunto un alto livello di maturità e continua a crescere la consapevolezza del ruolo sociale nelle pmi: oltre il 68% delle piccole e medie imprese italiane ha superato il livello base di welfare aziendale. Raddoppia inoltre il numero di pmi con livello molto alto e alto, passando dal 10,3% del 2016 al 24,7% del 2022. La quota di imprese con livello elevato di welfare è massima (70,7% nel 2022 vs 64,1% nel 2017) tra quelle con oltre 250 addetti e molto rilevante (66,8% vs 59,8% nel 2017) nelle pmi tra 101 e 250 addetti. Raddoppiano le microimprese (da 6 a 9 addetti) con un livello elevato di welfare che passano dal 7,7% del 2017 al 15,1% del 2022. L’incremento è dovuto in buona parte alla semplificazione delle normative e alle risorse pubbliche stanziate per la protezione sociale, incoraggiando le aziende, anche le più piccole, a impegnarsi a propria volta a sostegno delle famiglie. La spesa totale del welfare pubblico e privato italiano nel 2021 ammonta a 785 miliardi di euro . L'80% di questo flusso, 627 miliardi, è a carico dello Stato. Una quota molto rilevante, 136,6 miliardi (pari al 17,4% del totale), è a carico diretto delle famiglie: in media 5.300 euro per famiglia. Una terza quota, molto più piccola, è quella del welfare aziendale e collettivo: 21,2 miliardi, 2,7% del totale.

« Il welfare aziendale – conclude il country manager e ceo di Generali Italia Giancarlo Fancel –. È un fattore strategico per le imprese e una priorità per il Paese, anche per raggiungere gli obiettivi del Pnrr attraverso una partnership tra il settore pubblico e il privato. Oggi il nostro Rapporto Welfare Index Pmi certifica come chi ha programmi di welfare evoluti ha maggior successo come impresa, investendo, tra gli altri, in sanità, formazione e inclusione sociale. Le aziende sono in prima linea nel produrre innovazione sociale a fianco delle famiglie e dei territori in cui operano, intercettando i bisogni emergenti, come dimostrano le migliori iniziative sociali delle realtà presenti in questa edizione». Delle dieci aree del welfare aziendale, quelle dove le imprese sono più impegnate sono: Sicurezza e condizioni lavorative (74% delle pmi con livello alto e molto alto), Welfare di comunità (66,5%), Diritti, diversità e inclusione (47,8%) e Formazione e sviluppo del capitale umano (40,6%). Gli ambiti di impatto sociale senza dubbio più importanti sono la promozione del lavoro e della mobilità sociale, la possibilità offerta ai giovani di raggiungere un’occupazione stabile, il sostegno ai diritti e alle pari opportunità per le donne lavoratrici.

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