mercoledì 29 marzo 2017
A Venezia è nato il primo corso italiano grazie al contributo della Regione Veneto e del ministero dell'Istruzione
Così si diventa macchinisti e tecnici ferroviari
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«Grazie al contributo della Regione Veneto e del Miur, a Venezia è nato il primo corso italiano per tecnici della mobilità, che il prossimo anno sfornerà 23 macchinisti ferroviari. Ancora una volta, la Regione dimostra di saper investire su una formazione ad alto contenuto professionalizzante e su quella particolare formula di alleanza pubblico-privato che sostiene le fondazioni Its e i percorsi di formazione tecnica superiore». L’assessore regionale alla Formazione e al lavoro, Elena Donazzan, incontrando i vertici dell’Its Marco Polo, dell’Autorità Portuale e dell’associazione trasportistica Fercargo, ha reso merito al ‘primato’ veneto di aver attivato il primo corso di formazione per macchinisti, formatori, manovratori e verificatori, con certificazione riconosciuta dall’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, dimostrando di saper progettare percorsi di formazione tecnica superiore (diploma equiparabile ad una laurea) che garantiscono da subito la piena occupazione.

Per Donazzan, «non è certo un caso se nelle classifiche nazionali le sette fondazioni di formazione tecnica superiore del Veneto si posizionano i primi posti in Italia per numero di diplomati e di occupati. La Regione Veneto ha cofinanziato con 112 mila euro l’iniziativa formativa della fondazione Its Marco Polo a beneficio di un settore, quello portuale e logistico, che oggi è il primo polo occupazionale del Veneziano»

«D’ora in poi le imprese sapranno dove trovare i giovani di cui hanno bisogno e Venezia tornerà a essere fucina di esperti, non solo nel settore marittimo e portuale, ma anche ferroviario - ha aggiunto l’assessore regionale alle Infrastrutture Elisa De Berti -. Ne beneficeranno l'autorità portuale di Venezia, Trenitalia e la controllata regionale Sistemi territoriali, che tanto faticano nel reperire le figure tecniche di cui necessitano per la conduzione dei nuovi treni e la movimentazione dei cargo: ora potranno contare su un "vivaio" qualificato di futuri tecnici e ci saranno meno alibi per poter proseguire la "cura del ferro" al sistema della mobilità veneta».

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