venerdì 13 maggio 2016
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NAIROBI (KENYA) «Mi ricordo di quando ero in prima elementare: andavo in giro per comprare pacchi di caramelle che poi rivendevo per guadagnare un po’ di soldi. Ero davvero interessato agli affari anche a quella età». Aliko Dangote, nigeriano di 60 anni, 'vale' oggi 18,6 miliardi di dollari. Da tempo è infatti l’uomo più ricco del Continente. Come il bisnonno, Alhaji Alhassan Dantata Per Dangote il futuro è ricco di progetti nuovi. «Vogliamo aiutare il governo a ribaltare l’economia nazionale», ha confermato a metà aprile al quotidiano locale The Guardian. «Dobbiamo affrontare i settori più critici connessi alla produzione interna nigeriana. Per esempio: la raffinazione petrolifera – ha spiegato Dangote –, per poi proseguire con l’esportazione di prodotti petrolchimici e fertilizzanti. Ci diamo due anni e mezzo per attuare cambiamenti concreti». Nonostante gli investimenti del miliardario africano siano sempre più diretti verso il petrolio, la Dangote Group domina da anni settori ben diversi. Dal cemento al cibo, dai trasporti all’immobiliare. È non è solo il mercato nigeriano ad essere preso di mira, ma anche quello di Paesi come Togo, Benin, Tanzania, Sudafrica, Ghana e Camerun. «Il Gruppo Dangote è fortissimo nel settore dello zucchero e della raffinazione – affermano gli esperti nigeriani –, rifornisce infatti il 70% delle aziende di birra e bibite analcoliche». Con 800mila tonnellate di zucchero all’anno, la raffineria dell’uomo d’affari nigeriano è la più grande in Africa e la terza al mondo. Inoltre, sono di notevoli dimensioni le fabbriche in cui produce farina e sale. Rispetto ad altri prodotti alimentari, Dangote è tra i più importanti importatori di pasta, riso e pesce. Nel 2014, la rivista Forbes Africa l’ha nominato come «Persona dell’anno». «Mi stia a sentire perché voglio assolutamente sottolineare questo concetto», ha recentemente detto il miliardario. «Niente aiuterà la Nigeria quanto i nigeriani che riportano a casa il loro denaro. Se qualcuno mi desse oggi 5miliardi di dollari – ha concluso –, investirei ogni soldo qui in Nigeria. Uniamo quindi le nostre teste e lavoriamo». Sono infatti noti i commenti di Dangote quando redarguisce i suoi connazionali più facoltosi, che siano politici o uomini d’affari, per la loro lassità: «Non credo che il governo debba continuare a salvare l’economia degli Stati federali – ha espresso più volte Dangote, originario dello Stato di Kano –, ma tocca agli Stati federali riflettere su come tagliare i costi invece di essere pigri e aspettarsi il paracadute ». Alle imprese finanziarie dell’uomo d’affari nigeriano, inciampato nella galassia di società segrete scoperte attraverso i Panama Papers, si aggiungono le opere umanitarie. Nel 2014, Dangote ha infatti donato 750mila dollari per frenare il contagio del virus Ebola nella regione. Mentre attraverso la sua fondazione, in collaborazione con quella di Bill e Melinda Gates, si è posto l’obiettivo di ridurre la malnutrizione per 11milioni di bambini che vivono nel nord della Nigeria. «Abbiamo deciso di attuare un piano di 100 milioni di dollari per limitare l’insicurezza alimentare negli Stati di Kano, Sokoto e Kaduna – hanno annunciato Dangote e Gates –: il futuro dei giovanissimi avrà durissime conseguenze se non risolveremo questa problematica il prima possibile». © RIPRODUZIONE RISERVATA INCHIESTA/16 Continua la serie sull’economia africana, iniziata sull’onda della recente storica visita di papa Francesco in alcuni Paesi del Continente. Le sfide, i rischi e i personaggi emergenti di un’economia che continua a crescere a ritmi disordinati, ma che comunque fa dei passi avanti.
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