giovedì 23 maggio 2019
Carlo Ferraresi, dg di Cattolica area mercati e canali distributivi spiega l’attività della divisione per Enti religiosi e Terzo Settore
Carlo Ferraresi, dg di Cattolica area mercati e canali distributivi

Carlo Ferraresi, dg di Cattolica area mercati e canali distributivi

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Da sempre orientata alle realtà della Chiesa e del Terzo settore, Cattolica Assicurazioni tre anni fa ha creato una divisione dedicata a questi mondi, la Business Unit Enti religiosi e Non Profit. «Questa struttura è un unicum nel mondo assicurativo, di cui siamo particolarmente orgogliosi » spiega Carlo Ferraresi, direttore generale di Cattolica area mercati e canali distributivi.

Quali sono le esigenze tipiche del mondo religioso e del volontariato? Sono realtà che Cattolica conosce bene per ragioni storiche e culturali e hanno molti aspetti comuni dal punto di vista assicurativo. A partire dalla necessità di proteggere il patrimonio, la base materiale su cui esercitare la propria attività, che rischia di essere indebolito per la necessità di ingenti esborsi imprevisti o richieste di risarcimento danni. Altra richiesta frequente è quella che riguarda la tutela della salute delle persone che appartengono a queste realtà. Per il Terzo settore questo è un vero e proprio obbligo di legge, ma per noi la protezione ha anche un importante valore sociale.

Nel Rapporto di sostenibilità di Cattolica si parla della 'complessità relazionale' di queste realtà. Che cosa significa? Noi puntiamo a offrire sempre un servizio di alto profilo, costruito sulle esigenze dei clienti. Quelle della Chiesa e del volontariato sono realtà ampie e complesse, per le quali siamo oggi in grado di proporre soluzioni tailor made, su misura. Penso a progetti come Nuova Soluzione Assicurativa Cattolica &CleroSecolare-Parrocchia, pensata per le realtà delle parrocchie. Oppure alla polizza infortuni riservata ai 33mila enti del Non profit. Abbiamo poi un rapporto fiduciario con l’Istituto centrale per il sostentamento del clero e convenzioni con 126 delle 225 diocesi italiane, con accordi che permettono di modulare al meglio il servizio assicurativo in base alle esigenze delle singole realtà.

Come funziona la polizza unica contro i rischi catastrofali che avete firmato l’estate scorsa con la Cei? L’idea di questo strumento, intitolato a Sant’Emidio, patrono di Ascoli Piceno e protettore dai terremoti, è nata dal confronto costante tra noi e la Conferenza Episcopale Italiana. Occorreva proteggere dai rischi di disastri naturali tutte le chiese italiane, quasi 26mila, con uno strumento che avesse omogeneità normativa, precise indicazioni tariffarie e uniformità nella condizioni applicate. Il risultato è questo strumento, unico dal punto di vista industriale e culturale, che protegge chiese, campanili e canoniche dai rischi di terremoti, alluvioni e inondazioni. Che caratteristiche ha invece la polizza per il mondo del volontariato? In quel caso l’obiettivo è stato andare incontro all’esigenza di tutelare volontari e associazioni contro i danni da responsabilità civile, le malattie, gli infortuni. Copriamo con polizza infortuni anche i membri delle società del Terzo settore italiane, con sede in Italia, che occasionalmente si trovano all’estero. Lo facciamo con uno strumento semplice, dove ad esempio l’associazione può coprire tutti i volontari fino a 85 anni di età senza la necessità, da parte della associazione contraente, di fornire elenchi e nominativi.

Perché è importante avere creato un polo liquidatorio ap- posito per enti religiosi e Terzo settore? È una questione di priorità nella gestione delle situazioni problematiche. Pensiamo alle catastrofi: le richieste di risarcimento allo Stato si trascinano per anni, tra dispute e litigi sulle valutazioni dei sinistri. Noi abbiamo una rete peritale molto preparata per affrontare sinistri di una certa rilevanza e abbiamo deciso di creare un polo di liquidazione apposito con l’obiettivo di ottimizzare i tempi e semplificare le procedure liquidative nei casi che riguardano enti religiosi o non profit.

Quali sono i prossimi obiettivi su questo fronte? Continueremo nel percorso di partnership assicurativa con le realtà della Chiesa e del volontariato, anche attraverso l’Osservatorio e il suo comitato scientifico, che studiano le dinamiche interne di questi mondi e ci aiutano a individuare le best practice in Italia e all’estero. Lavoriamo molto anche nel-l’attività di formazione in questi settori dei nostri agenti, che sono la faccia della Compagnia sul territorio. E poi dedicheremo ancora più tempo all’ascolto. Per noi il punto di partenza è sempre ascoltare i bisogni specifici del territorio, è quello che abbiamo sempre fatto per riuscire a modulare e formulare meglio i nostri prodotti.

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