sabato 31 ottobre 2020
Papa Francesco ha scritto un potente manifesto politico, capace di coniugare carità cristiana e umanesimo
L'interno della chiesa di San Francesco ad Assisi

L'interno della chiesa di San Francesco ad Assisi

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Non vi è dubbio riguardo la necessità di tracciare la rotta con strumenti diversi per attraversare il mare in tempesta di questa crisi internazionale; analogo discorso riguarda l’equipaggio della nave: sono necessarie nuove competenze, energie e risorse – non solo economiche –, ma in tempi come gli attuali nulla è così scontato. Si perde l’orientamento, la capacità di 'guardare oltre', ed è forte il bisogno di punti di riferimento solidi e corali. Si ha 'fame' di figure carismatiche, portatrici di valori e silenziosamente rivoluzionarie le quali, parlando con mitezza di integrazione pace e fratellanza, emergono in mezzo al caotico vociare che spesso affolla i dibattiti quotidiani. Così è stata accolta l’Enciclica 'Fratelli tutti' del nostro Papa Francesco: l’autorevolezza e la visione di chi sa che è il momento di ridisegnare la rotta e sa che, per farlo, non possiamo prescindere dalla reciprocità della relazione. Se vogliamo «un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana», dice Francesco, «abbiamo bisogno di costituirci in un Noi che abita la Casa comune», in un progetto comune, aggiungiamo noi. Condivido il pensiero di quanti vedono nell’Enciclica l’esternazione di un potente manifesto politico, capace di coniugare carità cristiana e umanesimo, di attraversare con sentimenti di ponderata consapevolezza tematiche anche divisive, di affrontare con parole nuove eppure familiari questioni complesse come immigrazione, globalizzazione, la questione femminile, l’ambiente, richiamandoci al dovere di risiedere nel presente delle nostre comunità, di perseguire l’essenziale del nostro essere persone, vicini, contemporanei. Lo è ancor più per chi, come la cooperazione sociale, l’impresa sociale e più in generale il Terzo Settore resta e opera tra le persone da sempre; una corrente continua che percorre le nostre comunità, le illumina, le alimenta, le riscalda, le anima. Siamo ben lontani dall’illusione di 'tornare alla normalità' cercando solo di adattare regole e strumenti, perché è stata quella 'normalità' a coglierci impreparati d’avanti all’imponderabile.

Si tratta piuttosto di praticare concretamente una trasformazione e di realizzare un diverso modo di stare nel mondo (non al mondo), di vivere il nostro essere cittadini (non consumato-ri), di pensare l’economia per la politica del bene comune (non il contrario). Grazie ai dati del nuovo rapporto Istat presentati a Bertinoro, il Terzo Settore conferma il proprio trend di continua crescita a geografie, variabili ma radicato nei territori, latore di un contributo allo sviluppo locale non più trascurabile, protagonista delle dinamiche socio-economiche, non più solo 'al servizio del pubblico' ma con un’importante funzione di crescita delle comunità, massimamente trasversale ed interconnesso. Oggi più di ieri, è ancora appropriato questo appellativo di terzietà che connota un settore così strategico e pervasivo? Con riferimento al Pontefice ecco due le indicazioni che dovremmo far nostre: una riguarda il dialogo e la collaborazione come metodo di gestione delle umane cose, l’altra (strettamente relata) riguarda la pratica politica ovvero la gestione della 'casa comune', ricercando il più possibile l’integrazione dei saperi, l’interdisciplinarietà, l’apertura e, ancora una volta, il reciproco riconoscimento. Vi è una terza improrogabile urgenza, ancora sottodimensionata tra le priorità dell’agenda politico-economica: recuperare concretamente la dimensione di territorio, consolidare le connessioni, ricomporle laddove necessario, perché è in questa fitta rete di relazioni di prossimità che troviamo domande e risposte immanenti e per questo 'politicamente' sostenibili. Ecco che si torna a parlare della cooperazione, del volontariato, delle imprese sociali, del Terzo Settore. Sono esse le innumerevoli realtà della società civile che imbracciano i remi e spingono la nave in avanti: è lì che sta il collante sociale del Paese, e senza è difficile immaginare una efficace e coesiva amministrazione della res publica.

*Presidente Consorzio CGM

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