martedì 27 giugno 2017
L'economista Baglioni: il governo ha perso tempo. Doveva trovare una soluzione come per il Banco Popular in Spagna
L'economista Angelo Baglioni

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Chissà se davvero per le Veneto Banca e la Banca Popolare di Vicenza non c’era soluzione migliore di questa divisione tra parte 'buona' e parte 'cattiva' con la cessione di quella 'buona' a Intesa Sanpaolo. Angelo Baglioni, docente di Economia monetaria all’Università Cattolica di Milano non si sbilancia, però qualche perplessità ce l’ha.

Si poteva gestire meglio questa crisi?
Una soluzione alternativa c’era, ed era la ricapitalizzazione. Ci sarebbe stata la possibilità per lo Stato di intervenire, ma anche di coinvolgere le obbligazioni 'senior'. Si poteva provare a fare qualcosa di simile all’operazione con cui, in Spagna, il Banco Santander ha salvato il Banco Popular. Poi certo, trovare chi mettesse i capitali non era facile... Il fatto è che si è perso troppo tempo da quando è intervenuto Atlante, più di un anno fa, e alla fine si è fatta questa soluzione di emergenza.

Se una trattativa si dilunga non può essere colpa di solo uno dei negoziatori. In questo caso chi ha le colpe maggiori, tra governo e autorità europee?
La responsabilità è un po’ di tutti. Indubbiamente il governo non aveva una strategia molto chiara. Ha organizzato Atlante e non ha funzionato. Poi ha provato con la ricapitalizzazione precauzionale, senza riuscire ad arrivarci in fondo. Anche la Commissione ha avuto più di un cambio di direzione e di atteggiamento. Lo stesso si può dire del Single Resolution Board, che non ha certo fatto chiarezza sui criteri che adotta. Sembra mosso più dalla volontà politica che da scelte tecniche.

Gli europarlamentari tedeschi sono furenti con la Commissione: con questa soluzione italiana, dicono, il 'bail in' si può considerare
morto.
Quella del bail in è una regola molto controversa perché è retroattiva e si applica su prodotti, come le obbligazioni, distribuiti anche al dettaglio. Difatti tutti l’hanno votata ma nessuno la vuole applicare. Di certo le speranze di completare l’Unione bancaria con il pilastro dell’assicurazione europea sui depositi, che erano già poche, adesso si sono ridotte a zero.

Per la Commissione europea c’è a questo punto un problema di credibilità?
Sicuramente. Io onestamente non mi aspettavo che in tempi così rapidi decidessero tutto. Il fatto è che hanno improvvisamente cambiato atteggiamento. Fino a qualche giorno fa, quando si ragionava sulla ricapitalizzazione, si sosteneva che le banche avessero interesse sistemico, così per poterla autorizzare. Adesso, per consentire la liquidazione con le regole nazionali, dicono che l’interesse non è più sistemico, ma regionale, limitato al solo Veneto. Per ogni singolo caso autorizzano soluzioni diverse, sembra che le regole girino a seconda delle esigenze del momento.

Governo e Banca d’Italia sono molto ottimisti sulla possibilità di recuperare i soldi spesi. È un eccesso di fiducia simile a quello dei
tempi di Atlante?
Difficile da dire, bisogna vedere quanto valgono davvero gli asset che finiscono nella 'bad bank' e come riescono a liquidarli. Lo Stato però ha dato anche una garanzia sulle possibili perdite di quei crediti rilevati da Intesa che ora sono in bonis ma potrebbero deteriorarsi, così come sugli oneri della ristrutturazione. Lo stesso Padoan ha ammesso che è una garanzia «cospicua», può arrivare a 12 miliardi. Lo Stato potrà quindi recuperare qualcosa dalle sofferenze, ma può anche trovarsi a dovere utilizzare altri soldi pubblici.

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