mercoledì 11 dicembre 2013
È la sollecitazione che arriva dal neopresidente Raffaele Squitieri in occasione della cerimonia di insediamento.
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Spendere meglio le enormi risorse in arrivo nelle casse dell'Erario per una crescita più forte, ma anche più rapida. È la sollecitazione che arriva dal neopresidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, in occasione della cerimonia di insediamento."Poiché nella nostra economia il prelievo fiscale ammonta a circa il 45% del prodotto - ha sottolineato - non si potrà avere un consistente miglioramento nella allocazione delle risorse e, con esso, un rilevante accrescimento della produttività totale e, dunque, una sensibile accelerazione della crescita economica, se non sapremo spendere, meglio di quanto facciamo ora, le ingentissime risorse derivanti dal prelievo fiscale".Sollecitazioni, ma anche moniti da parte del numero uno della magistratura contabile che ha anche chiesto un impegno a tutti i livelli, dalla politica all'opinione pubblica, per combattere questa piaga sociale. "L'efficace contrasto alla corruzione deve rappresentare un impegno primario, non solo delle istituzioni parlamentari e di governo, ma di tutti i cittadini".  L'analisi di Squitieri si è soffermata dunque sulla necessità di leggi chiare per sconfiggere una fenomeno che mina alla base l'equilibrio del sistema Paese. "In un momento storico in cui appaiono sempre più inaccettabili la spesa improduttiva, la dissipazione di risorse pubbliche, la cattiva amministrazione e a maggior ragione il malaffare e la corruzione, è auspicabile l'adozione di una tecnica legislativa più moderna, produttiva di norme organiche chiare e semplici".Il presidente della Corte dei Conti ha poi puntato il dito contro quella parte della Pa che, con dolo o senza, non funziona. "Deboli sistemi di controllo e di valutazione, uniti ad inefficienze, opacità e scarsi livelli di integrità nella gestioni pubbliche - ha attaccato - determinano un impatto negativo devastante sull'economia e la credibilità dell'intero sistema Paese".Ampio spazio poi alla difficile situazione economica del Belpaese, affossata dalla zavorra del debito pubblico. "Come è noto ci portiamo sulle spalle il peso di un debito che ha pochi confronti nel mondo. Peso che può essere più lieve da portare, e può essere agevolmente ridotto nel contesto di un'economia che cresce" ma "se il prodotto ristagna, o addirittura si riduce, come in Italia nel 2012 e 2013, il peso del debito pregresso e dell'onere degli interessi si fa più gravoso", ha rilevato il presidente della Corte dei Conti.I fattori indicati da Squitieri producono il gap che l'Italia continua a pagare rispetto ai Paesi guida in Europa. "Sono circa 15 anni che la nostra economia va peggio delle altre nelle fasi avverse e fa meno bene delle altre nelle fasi favorevoli - ha osservato Squitieri - peggiora di più e recupera di meno".Il tutto in uno scenario pieno di rischi, quelli deflattivi in testa. Vi sono "segnali inquietanti di deflazione - ha proseguito - i quali preoccupano non solo per l'immediato portato recessivo ma anche per l'effetto di appesantimento del debito centrale, locale e privato". Ma non solo. In Italia la riduzione del Prodotto, dei redditi e dell'occupazione" è stata "più severa che altrove". Unica chance in questo scenario a tinte fosche è una "maggiore e più celere crescita economica".E qui un ruolo fondamentale è svolto dalla revisione della spesa. "In una economia nella quale la spesa pubblica vale ormai più della metà del Prodotto - ha sottolineato Squitieri - nessuna accelerazione della crescita è possibile se quella spesa pubblica non si farà più efficace ed efficiente".
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