giovedì 5 dicembre 2019
Nel nostro Paese ci sono poco più di 2mila imprese di tipo B. Il 70% delle assunzioni è a tempo indeterminato
Occupati in 60mila, la metà svantaggiati
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Nel nostro Paese ci sono poco più di 2mila imprese che negli ultimi dieci anni hanno investito un miliardo e dato lavoro a 60mila persone, di cui 28mila alle prese con qualche forma di disagio (fisico, psichico, socio economico), creando occupazione stabile dato che il 70% delle assunzioni è a tempo indeterminato. In particolare favorendo il protagonismo di donne e migranti nell'economia verde, nella cultura, nel turismo e nell'agricoltura sociale. Sono le cooperative sociali di tipo B aderenti a Confcooperative-Federsolidarietà riunite oggi a Roma per la tappa conclusiva di Fuori Posto, road show partito a settembre che ha toccato 20 regioni. La cooperazione sociale è un modello italiano presa che si è diffuso poi in tutto il mondo, una tipologia di impresa nata sul finire degli anni '70 del secolo scorso riconosciuta dalla legge 381 nel 1991.

Le 2.050 cooperative sociali di tipo B aderenti a Confcooperative-Federsolidarietà hanno prodotto lo scorso anno un fatturato aggregato di 1,8 miliardi; oltre la metà, il 53%, proveniente da clienti privati. Nelle loro attività coinvolgono 50.800 soci, l'8,5% è under 30 e il 5% sono migranti provenienti da Paesi extra Ue. Dei 60mila occupati, 10mila sono disabili fisici e psichici, 18mila vivono in uno stato di svantaggio sociale o lavorativo (disoccupati di lungo periodo, famiglie monogenitoriali, giovani in cerca di prima occupazione). Il 70% degli occupati è dipendente con contratto a tempo indeterminato, il 50% è donna, il 10% è un migrante proveniente da Paesi extra Ue.

«Le cooperative sociali negli ultimi anni hanno puntato su filiere innovative che permettono di coniugare l'inserimento lavorativo con la capacità di confrontarsi sul mercato - sottolinea il presidente di Confcooperative-Federsolidarietà Stefano Granata - hanno puntato su mercati emergenti, votati alla valorizzazione del capitale umano e delle comunità, alla possibilità dei giovani di investire sul proprio futuro promuovendo innovazione sociale ed economica investendo in settori dinamici».

Negli ultimi dieci anni la maggioranza delle nuove imprese sono nate nell'ambito dei beni culturali e del turismo sociale soprattutto nel Sud Italia attraverso la valorizzazione di risorse inutilizzate e servizi turistici, anche ricettivi, sostenibili e accessibili. Gli investimenti in questo settore sono cresciuti del 149%, gli
investimenti del 139%.


Oltre che sui beni culturali la cooperazione sociale ha investito, +150% in dieci anni, sull'economia circolare, in particolare sul recupero di materiali riciclabili e anche nel settore dell'economia circolare.
Infine, cresce il numero delle cooperative sociali di inserimento lavorativo di nuova costituzione che gestiscono beni e terreni confiscati alla criminalità organizzata attive nell'agricoltura e del turismo sociale.

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