giovedì 9 settembre 2010
Scontro con Confindustria sul recesso dall’accordo: 4 ore di protesta. Sale la tensione dopo la mossa di Federmeccanica. Marcegaglia plaude. Le tute blu della Cgil attaccano: siamo pronti ad andare in tribunale
- Non è finito il mondo ma si negozia di Francesco Riccardi
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La disdetta del vecchio contratto metalmeccanico è «un questione tecnica e un atto di chiarezza», afferma la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. «Avete ceduto al ricatto della Fiat», replica il segretario della Fiom Maurizio Landini che giudica illegittima la decisione, contro la quale le tute blu della Cgil promettono battaglia legale e hanno proclamato 4 ore di sciopero.È scontro il giorno dopo la decisione degli industriali metalmeccanici di recedere dall’ultimo contratti di lavoro firmato anche dalla Fiom e formalmente valido ancora per quindici mesi. Una scelta già implicita con il varo del nuovo contratto nel 2009, non firmato dalla Fiom ma dagli altri sindacati. Ma che ora ha reso ufficiale la volontà degli imprenditori di cambiare strada a partire dal gennaio 2012 e che ha riattizzato la tensione tra le parti, come si è già visto durante la vicenda Pomigliano. «Andremo avanti con chi ci sta», precisa Federmeccanica mentre Marcegaglia definisce la decisione degli imprenditori meccanici «un’accelerazione su una strada già iniziata» e respinge l’accusa che sia avvenuta su mandato di Sergio Marchionne. «Noi abbiamo fatto una riforma degli assetti contrattuali che prevede deroghe». Il capo degli industriali, preoccupata per il quadro economico e anche per quello politico (con il no alle elezioni anticipate e la richiesta di nominare il ministro dello Sviluppo), accusa la Fiom: «Abbiamo firmato contratti in tutti i settori anche con la Cgil: il problema vero è la Fiom che non accetta nessun cambiamento che renda le imprese più competitive». Poi l’auspicio che quel sindacato ci possa ripensare .Perché, ha affermato, «se non acceleriamo questo cambiamento avremo aziende che non stanno in piedi». Anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni accusa la Fiom, che «grida ogni giorno al lupo perchè questo è l’unico modo per stare in piedi», mentre «dovrebbe imparare le regole democratiche».Dalla federazione guidata da Maurizio Landini arrivano segnali di battaglia. La Fiom non ha «nessuna intenzione di accettare la grave decisione» di Federmeccanica e ha proclamato nel Comitato centrale quattro ore di sciopero articolate a livello locale entro il 16 ottobre, quando terrà a Roma una manifestazione a difesa del contratto e «contro i ricatti». In vista delle trattative sulle deroghe contrattuali (primo incontro il 15 settembre) Landini chiede alla Fim Cisl e alla Uilm, di sospendere tutto e organizzare un referendum tra i lavoratori «per verificare se hanno il mandato a fare una trattativa per cancellare il contratto». La Fiom comunque non parteciperà a un negoziato «per uccidere i contratti». Alle imprese le tute blu della Cgil fanno sapere di essere pronte a «portare in tribunale chi non volesse rispettare e applicare il contratto mentre a Marchionne dicono di «smetterla con i diktat e di avere la pazienza di contrattare». Non fa breccia nel parlamentino Fiom la posizione di minoranza (vicina al leader Cgil Epifani) che invitava a «superare il muro contro muro». La linea Landini ha ottenuto il 79% dei voti. Per la segreteria Cgil comunque «la disdetta è una scelta sbagliata che accentua la divisione e determina la balcanizzazione delle relazioni industriali».
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