giovedì 17 marzo 2022
In commissione Lavoro alla Camera è stato approvato il testo unico che fissa le nuove regole: dal diritto alla disconnessione alla formazione
Una lavoratrice in smart working

Una lavoratrice in smart working - Ansa

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Un gran lavoro di sintesi durato circa quattro mesi. Un testo di 12 articoli che ha "unificato" una decina di proposte giunte dai partiti di maggioranza e opposizione. Nella speranza che la legge sullo smart working (che affida al contratto collettivo la determinazione dei principali aspetti) possa andare in aula a Montecitorio entro maggio ed essere approvata definitivamente dal Senato entro la fine dell’anno. Molto soddisfatta per l’accordo raggiunto in commissione Lavoro alla Camera la relatrice Maria Pallini (Movimento 5 stelle): «È stato un lavoro che ha proficuamente coinvolto tutte le forze politiche e che auspico vada avanti con la stessa intensità per garantire una rapida approvazione del provvedimento. L’emergenza sanitaria ha determinato una forte accelerazione nella diffusione del lavoro agile che ha coinvolto quasi nove milioni di lavoratori. Si avverte l’esigenza di approvare una normativa adeguata al cambiamento avvenuto, capace di offrire forme di flessibilità dei tempi e dei luoghi di lavoro». Tra i temi più caldi: il diritto alla disconnessione, la contrattazione e gli incentivi alle imprese. «Il diritto soggettivo alla disconnessione per garantire al lavoratore, sia in presenza sia in modalità agile, la possibilità di estraniarsi dallo spazio digitale e interrompere la connessione – ha aggiunto Pallini – è uno dei punti cardine della proposta di legge. A ciò si uniscono altre importanti previsioni, come l’istituzione di corsi di aggiornamento sull’innovazione tecnologica per garantire ai lavoratori una formazione continua e permanente, l’erogazione di incentivi per le aziende che promuovono lo smart working. Un lavoro importante da mandare in porto».

Il giudizio di chi ha sperimentato il lavoro agile – un istituto poco conosciuto in Italia prima della pandemia, spesso confuso con il telelavoro – nell’ultimo anno si divide tra una metà che lo ha ritenuto una grande occasione per migliorare la propria vita e un’altra che invece lo ha reputato, alla lunga, una costrizione a stare chiusi in casa. Prevale una valutazione positiva (61%) del lavoro a distanza. È quanto emerge da un sondaggio Swg. Sul piano lavorativo, lo smart working ha avuto effetti ambivalenti: da una parte sembra aver peggiorato le relazioni interne e in qualche misura anche con il proprio responsabile; dall’altra, è opinione diffusa che questa modalità lavorativa abbia favorito la qualità dell’attività svolta e permesso di ottimizzare le tempistiche per attività ritenute poco utili. Sul piano personale, il lavoro da remoto ha avuto conseguenze prevalentemente positive: ha soprattutto contribuito a facilitare la conciliazione vita-lavoro e la gestione dei propri figli. Per una significativa quota di lavoratori ha migliorato le relazioni con i familiari conviventi e anche l’umore. Per il 31% tale esperienza ha impattato negativamente sulla condizione psicofisica. Le donne sono risultate più sensibili al cambio di modalità di lavoro: tutti gli effetti dello smart working si sono infatti rivelati più pronunciati nell’ambito femminile. Allo scadere dello stato di emergenza occorrerà regolamentare il lavoro a distanza: l’accordo individuale tra lavoratore e impresa è l’opzione ritenuta più adeguata dai rispondenti all’indagine (37%).

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