mercoledì 15 maggio 2019
Il premier all'assemblea di Rete Imprese Italia: lavoriamo su spending review e lotta all'evasione fiscale.
Il premier Giuseppe Conte all'assemblea di Rete Imprese Italia (Ansa)

Il premier Giuseppe Conte all'assemblea di Rete Imprese Italia (Ansa)

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Evitare l'aumento dell'Iva "non sarà un'impresa facile" ma il governo lavora in questa direzione. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, parlando all'assemblea di Rete Imprese Italia, non nasconde le sue preoccupazioni e ammette che sarà difficile far quadrare i conti. Per evitare che scattino le clausole di salvaguardia inserite nella legge di stabilità Conte ha assicurato che l'esecutivo "sta lavorando ad un'operazione profonda di spending review e sta pontenziando il sistema di contrasto all'evasione fiscale". All'appello mancherebbero 23 miliardi di euro, cifra necessaria per evitare che appunto scatti il temuto aumento dell'Iva con conseguenze negative sui consumi e sulla crescita già in fase di stagnazione.

Attualmente l'Iva è al 22%. Ne esiste una versione agevolata al 10% (per gas ed energia elettrica a uso domestico, ma anche per carne e pesce) e ci sono beni che l’hanno ferma al 4%, quelli considerati di prima necessità. Allo scattare delle clausole di salvaguardia dal primo gennaio del 2020 l’aliquota ordinaria andrebbe 25,2% (al 26,5% dal 2021), quella di seconda fascia salirebbe al 13% e rimarrebbe invariata quella al 4% sui generi di prima necessità. Le associazioni dei consumatori hanno calcolato un rincaro per le famiglie italiane fra i 538 e i 900 euro più ogni anno. Secondo l’Istat un aumento delll’Iva potrebbe portare una contrazione dei consumi dello 0,2% annuo. Meno ottimistico il calcolo di Confcommercio che stima un calo fra lo 0,7e lo 0,8%.

"Siamo di fronte a sfide complesse" ha detto il premier. Dopo una prima fase, nella quale il "governo ha posto le basi per ricostruire il rapporto di fiducia fra cittadini e istituzioni, rispondendo con urgenza alle istanze delle fasce più deboli della popolazione" (vale a dire il reddito di cittadinanza) per Conte adesso è iniziata una "fase 2", che "ha come obiettivo prioritario quello di rilanciare la crescita, liberando le migliori energie produttive e innovative del Paese".

"Siamo nel pieno della fase due", ha detto Conte. "Nei prossimi mesi, la scrittura di una manovra economica che attui pienamente la "fase 2" si intreccia con l'impegno a proseguire, in sede europea, un'azione riformatrice. Accanto alla riduzione delle tasse occorre perseguire l'obiettivo di una concreta semplificazione amministrativa. Per troppi anni, infatti, le misure di digitalizzazione del rapporto con il fisco hanno moltiplicato, anzichè ridurre, gli adempimenti per le imprese. Ribadiamo - ha osservato - l'impegno ad evitare l'aumento dell'Iva per disinnescare le clausole di salvaguardia previstenegli anni 2020 e 2021". "A questo scopo - ha concluso - stiamo studiando una profonda azione di spending review, che, da un lato, riordini la "giungla" di tax expenditures che complicano la struttura del nostro sistema fiscale e, dall'altro, potenzi gli sforzi nella lotta all'evasione fiscale, una piaga economica e sociale che, oltre ad alimentare il disavanzo pubblico aggrava la pressione fiscale effettiva a carico dei contribuenti onesti".

Lo spauracchio dell'Iva continua ad agitare il governo e il disinnesco delle clausole di salvaguardia. Nelle scorse settimane i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno ribadito più volte il loro no all'aumento dell'Iva, considerato un punto cruciale del loro programma di governo. Conte però sembra seguire la linea del ministro del Tesoro, Giovanni Tria. Il titolare di via XX Settembre ha più volte avanzato l'ipotesi di un aumento dell'imposta.

Conte ha poi parlato della riduzione del carico fiscale per le imprese, considerato una delle priorità dell'esecutivo giallo-verde. "Abbiamo già compiuto qualche passo importante - ha rivendicato Conte- come l'introduzione, in legge di bilancio, della flat tax al 15% perle partite Iva fino a 65mila euro di ricavi sin dal 2019 e al 20% per piccole imprese e autonomi con redditi tra 65mila e 100mila euro diricavi dal 2020. Gli effetti si iniziano a misurare: nei soli primi tre mesi di quest'anno, sono state aperte oltre 196mila nuove partite Iva, di cui oltre la metà ha aderito al regime forfettario".

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