giovedì 6 luglio 2017
L'Istat rileva i consumi in salita dell'1% rispetto al 2015, ma l'Unione nazionale consumatori sostiene che per le coppie con due figli c'è stato un calo di 74 euro. Più acquisti di frutta e verdura.
Nel 2016 sale la spesa delle famiglie
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Crescono e cambiano (in meglio) i consumi delle famiglie. Nel 2016 gli italiani hanno speso di più, inserendo nel carrello del supermercato prodotti maggiormente salutari e in linea con la dieta mediterranea. A rilevare l’aumento e le principali novità è l’Istat che segnala – assieme alla discesa dei prezzi – la risalita del budget mensile familiare in valori correnti. Si è arrivati a quota 2.524,38 euro (+1% rispetto al 2015 e +2,2% sul 2013, quando si toccò il minimo storico). La cifra – che potrebbe apparire troppo elevata a prima vista – comprende le spese per la casa, ovvero l’affitto o comunque un canone di locazione ipotetico pure per chi è proprietario dell’immobile in cui vive. In sostanza, l’istituto di statistica nel suo report segnala un consolidamento – a un ritmo cauto visto che si resta al di sotto dei livelli pre crisi (il picco nel 2011 fu di 2.639,89 euro) – della fase di ripresa dei consumi delle famiglie che si era avviata nel 2014. Il quadro macroeconomico, insomma, è in lieve miglioramento, caratterizzato dal quarto anno consecutivo di aumento del reddito disponibile, da un lieve incremento della propensione al risparmio e dalla progressiva ripresa del Pil.

Concentrandosi sul food e sulle abitudini alimentari che si modificano, invece, si vede come il livello medio della spesa è stato pari a 447,96 euro mensili (era di 441,50 nel 2015). Quella per carni, pur restando la componente alimentare più importante, torna a diminuire, attestandosi a 93,53 euro mensili (da 98,25 nel 2015). Le spese per frutta e vegetali aumentano entrambe del 3,1% rispetto al 2015, salendo rispettivamente a 41,71 euro e a 60,62 euro mensili. Pesci e prodotti ittici sono la voce con il maggiore aumento (+9,5%, fino a 39,83 euro mensili). Tendenze che lasciano pochi spazi a dubbi: l’attenzione a un’alimentazione più corretta è crescente.

Si registra anche una maggior "fame" di cultura. La spesa per beni e servizi non alimentari (2.076,41 euro al mese) sale dello 0,9%. Tornano ai livelli pre-crisi gli acquisti per servizi ricettivi e di ristorazione (+4,8%, da 122,39 a 128,25 euro) e salgono per il terzo anno consecutivo quelle per beni e servizi ricreativi, spettacoli e cultura (+2,9%, fino a 130,06 euro).

Non mancano però le voci critiche. L’Unione nazionale consumatori sostiene che il dato principale si riferisce ai consumi «di una famiglia in realtà inesistente» e considerando il caso reale di una coppia con due figli, nel passaggio dal 2015 al 2016, «si osserva piuttosto un calo di 74 euro all’anno».

In ambito territoriale, invece, si apre una voragine tra i livelli dei consumi registrati nei grandi Comuni e i valori rilevati sul resto del territorio. Per l’Istat «la causa principale di questa dinamica è nella marcata crescita della spesa media mensile per beni e servizi non alimentari delle famiglie residenti nelle città metropolitane». Allo stesso tempo, però, si riduce il gap nei consumi (che rimane ampio) tra Settentrione e Meridione. Il divario tra i più elevati valori del Nord-ovest (2.839,10 euro) e quelli più bassi delle Isole (1.942,28 euro) si assottiglia passando da quasi 945 a circa 897 euro. Per il presidente dell’Istat Giorgio Alleva tale diminuzione è dovuta soprattutto al prezzo per la casa, “con i grandi centri urbani che hanno costi fortemente maggiori rispetto al resto del Paese”.

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