mercoledì 5 giugno 2013
Allarme del Centro studi; la crisi ha distrutto il 15% del potenziale del settore manifatturiero. In quattro anni chiuse 55mila aziende del settore. Poi le ricette per la crescita: semplificazione, riforma del mercato del lavoro, investimenti in innovazione.
L'ora dei nervi d'acciaio di Massimo Calvi
STANDARD & POOR'S Nel 2012 le banche hanno "tagliato" 44 miliardi di finanziamento alle imprese
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Semplificazione, taglio "drastico" dei costi per le imprese, pagamento al più presto di tutti i debiti della p.a., mercato del lavoro "meno vischioso ed inefficiente", detassazione degli investimenti in ricerca e innovazione: sono le cinque proposte di Confindustria per il rilancio economico, industriale e sociale del Paese.Gli industriali rilanciano il Progetto per l'Italia nel giorno in cui il cui il Centro Studi traccia un quadro preoccupante sull'industria manifatturiera. La crisi, in circa sei anni, "ha causato la distruzione" di una buona fetta "del potenziale manifatturiero italiano", pari a circa il 15%. Il settore "è in condizioni molto critiche" anche se il Paese ha ancora "ottime carte da giocare". Dal 2007 al 2012 poco meno di 540 mila persone impiegate nel manifatturiero hanno perso il posto di lavoro. In quattro anni, dal 2009 al 2012, in Italia hanno cessato l'attività 54.474 aziende del settore, il 19,3% del totale. Dal 2007, anno della prima delle due recessioni che si sono abbattute sul Paese, il numero totale delle imprese manifatturiere è diminuito di oltre 32mila unità. Le più colpite sono state le Pmi. A causa della crisi ogni giorno chiudono 40 imprese, avverte il vice presidente Confindustria per il Centro Studi, Fulvio Conti.Ma secondo Confindustria l'Italia ce la può fare con la collaborazione di tutte le forze. "Tutto il Paese deve credere nell'obiettivo dell'alta crescita e rimboccarsi le maniche", commenta il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Se non si interviene subito per invertire la rotta, sostiene, "rischiamo di vedere ulteriori defezioni", ma "ce la possiamo fare". Il numero uno di viale Astronomia auspica anche che "le risposte che arriveranno nelle prossime settimane" dal governo "vadano nella direzione giusta". Il Paese deve agire perchè non può "perdere il treno della ripresa. Abbiamo fatto cose straordinarie in questo dopoguerra e non possiamo arretrare".Tra i capitoli su cui agire in fretta, cita quello dei giovani. "I loro problemi sono i problemi del Paese, l'ultimo dato sulla disoccupazione è agghiacciante e inconcepibile", conclude. Infine gli industriali ritornano sul problema del credit crunch: i prestiti bancari erogati alle imprese si sono fortemente ridotti al punto che anche le aziende sane sono "a rischio di fallimento". E proprio di oggi è l'allarme dell'agenzia di rating Standard and Poor's. Le banche hanno tagliato alle imprese italiane 44 miliardi nel 2012. Dunque sempre più aziende, anche di medie dimensioni, aumenteranno nei prossimi anni il ricorso alle emissioni obbligazionarie per far fronte alla stretta sul credito bancario. E senza ripresa ci potrebbero essere nuovi declassamenti per le aziende del nostro Paese.
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