sabato 16 marzo 2019
Confcooperative apre oggi le celebrazioni dei suoi 100 anni con l’udienza dal Papa. Il presidente Gardini: «Cogliere i bisogni delle comunità per costruire risposte adeguate»
Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative

Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative

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Un secolo vissuto nel Paese, per la comunità, raccogliendo sfide e offrendo strumenti per affrontarle. Confcooperative compie 100 anni e oggi celebra l’anniversario con un’udienza da papa Francesco. Un appuntamento a cui l’organizzazione si presenta animata dallo spirito di chi guarda al futuro forte del suo passato. E con una mission che non cambia. «Dobbiamo continuare a saper cogliere i bisogni per costruire risposte adeguate», spiega Maurizio Gardini, presidente dell’associazione di ispirazione cattolica nata sulla scia della Rerum Novarum. Quella partita nel 1919 è una storia lunga e ricca di esperienze straordinarie: dalla nascita delle prime casse rurali a quella delle cooperative di consumo, dal sorgere delle cooperative agricole alle realtà del mondo del credito, senza dimenticare l’innovazione della cooperazione sociale in risposta all’aumento delle necessità dei più fragili. «Portare questo patrimonio dal Papa è eccezionalmente bello – racconta Gardini –. È un momento che viene dopo lo splendido primo incontro di quattro anni fa, quando ci fu uno scambio di racconti e di ispirazioni».
Presidente, come arriva Confcooperative al traguardo dei cento anni e quali obiettivi si pone?
C’è un filo ideale che unisce i cooperatori di un secolo fa e quelli di oggi. Al di là delle mutazioni e delle evoluzioni di leggi e modelli giuridici c’è il sistema valoriale che non cambia e ispira il cambiamento. Adesso abbiamo bisogno di riscrivere la mappa e le direttrici della cooperazione. Come? Innovando la nostra azione e rivivendo lo spirito futurista della Rerum Novarum integrato con la Laudato si’ che oggi ci proietta su mondo dove le risorse non sono illimitate. Ecco perché modelli sostenibili e inclusivi devono essere l’elemento indispensabile per costruire una visione diversa del Paese.
Quali sono le sfide prioritarie per la cooperazione oggi?
Sono quelle del Paese. Una delle grandi questioni da affrontare è sicuramente il welfare. Di fronte a una mappa del bisogno che aumenta a dismisura (dagli anziani all’infanzia) si sta invece riducendo quella delle opportunità e delle risorse. Occorre pensare nuove risposte. Il modello non può essere quello privatistico, che offre soluzioni concrete e complete solo a chi può permettersele. Secondo la nostra visione non ci può essere una prospettiva per alcuni e l’esclusione per altri, altrimenti si crea l’economia delle differenze e delle distanze che genera conseguenze devastanti.
La riforma del Terzo settore, per il momento, è rimasta solo sulla carta...
È una normativa che ha avuto tempi lunghi di gestazione prima di essere approvata e a cui è seguito un grave ritardo nei decreti attuativi. C’era (e c’è) la necessità di intervenire da un lato per evitare abusi e garantire trasparenza e dall’altro lato per fare in modo che realtà diverse (dal welfare allo sport) si riunissero nella cornice dell’impresa sociale. È tempo di chiudere rapidamente la stagione normativa per consentire a tutti i soggetti di avere ambiti operativi precisi, evitando qualunque forma di sfruttamento.
A proposito di irregolarità, voi da tempo siete in prima fila nella lotta alle false coop. Come si può continuare a combattere questo fenomeno?
Servono risposte ferme. Vogliamo il governo e le istituzioni al nostro fianco per colpire quella che abbiamo definito l’ingegneria del crimine. Abbiamo raccolto 100mila firme per una proposta di legge di iniziativa popolare e recentemente abbiamo chiesto al ministro e vicepremier Di Maio di avviare un tavolo di confronto per intervenire con rapidità ed efficacia.
Il Reddito di cittadinanza è una misura che va nella direzione giusta?
Insieme ad altre organizzazioni cattoliche siamo state tra le realtà fondatrici dell’Alleanza contro la povertà per cui è chiaro che consideravamo imprescindibile un intervento pubblico strutturale di contrasto a un’emergenza. Il Rei, pur valido nell’impostazione, aveva il grande limite dell’esiguità di risorse. Col Reddito di cittadinanza c’è una componente di intervento nel contrasto alla povertà da apprezzare. Più si riuscirà a coniugare il Reddito con politiche attive efficaci, tanto più la misura sortirà un effetto strutturale. In caso contrario il Rcd rischia un effetto temporaneo che si esaurirebbe dopo il finanziamento iniziale.
In un mondo del lavoro in continuo cambiamento quale contributo possono dare le cooperative?
Al Papa, che già quattro anni fa ci ha chiesto di raccontargli esperienze concrete, porteremo un caso esemplare di workers buyout. Quella che lui chiama empresa recuperada. Vogliamo inoltre saper cogliere la sfida dell’innovazione, ma a patto che sia inclusiva e non discriminatoria. Non deve accadere che un operaio 50enne venga escluso da un processo produttivo senza possibilità di reinserimento: è un danno per lui, ma anche per la società.

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