sabato 20 febbraio 2016
Il valore alla produzione raggiunge i 13,4 miliardi di euro, per una crescita del +4% su base annua e un peso del 10% sul fatturato totale dell’industria agroalimentare. Le esportazioni ammontano a 7,1 miliardi di euro, con un incremento di oltre il +8% su base annua,
Con i prodotti tipici cresce anche l'occupazione
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Una quantità certificata pari a 1,47 milioni di tonnellate di prodotti alimentari e 23 milioni di ettolitri per il comparto vino. Complessivamente, il valore alla produzione raggiunge i 13,4 miliardi di euro, per una crescita del +4% su base annua e un peso del 10% sul fatturato totale dell’industria agroalimentare. Il valore delle esportazioni è di 7,1 miliardi di euro, un incremento di oltre il +8% su base annua, per un peso del 21% sul totale dell’export agroalimentare italiano (anno produzione 2014).Sono i dati che emergono dal XIII Rapporto Ismea-Qualivita, indagine socio-economica dei comparti agroalimentare e vitivinicolo Dop e Igp che è stata presentata a Roma durante la Giornata nazionale della qualità agroalimentare promossa dal Mipaaf in collaborazione con Ismea.L’Italia rimane leader mondiale per numero certificazioni, con 805 prodotti iscritti nel registro Ue, di cui 282 food e 523 wine (dati al 10 febbraio 2016). Un sistema che garantisce qualità, sicurezza e trasparenza anche attraverso i 219 Consorzi di tutela riconosciuti dal Mipaaf, 124 per i prodotti agroalimentari certificati e 95 per i vini Dop e Igp.Nel dettaglio, continua a crescere il numero delle Indicazioni geografiche nel mondo: nel corso del 2015 sono stati registrati 62 nuovi prodotti, di cui due extra-europei, segnando un incremento per il comparto food del +4,9% rispetto al 2014. Sul podio, per maggior numero di prodotti registrati, si trovano l’Italia al primo posto (+9 Ig), seguita dalla 'new entry' Croazia (+8 Ig) e dal Portogallo (+8 Ig). A questi dati si aggiungono le nuove registrazioni dal 1° gennaio al 10 febbraio 2016: una Dop e 7 Igp, per un totale di 1.319 Ig food nel mondo (1.300 Ue + 19 extra Ue), che si affiancano alle 1.579 denominazioni wine.Oltre a detenere il primato per numero di nuove registrazioni nel corso del 2015 con nove prodotti, l’Italia si conferma il Paese con maggior numero di prodotti Dop, Igp, Stg al mondo: al 10 febbraio 2016, si contano nel nostro Paese 805 prodotti certificati, 282 food e 523 wine, suddivisi in 569 Dop, 234 Igp e 2 Stg. Dietro di noi seguono Francia (658), Spagna (318), Grecia (250) e Portogallo (173).Approfondendo l’analisi a livello territoriale, le regioni con maggior numero di certificazioni sono il Veneto e la Toscana con 90 prodotti, il Piemonte con 81, la Lombardia con 77 e l’Emilia Romagna con 73.Se si analizzano i dati produttivi ed economici sistema Ig (food e wine), emerge che il valore complessivo alla produzione del sistema Ig ammonta, appunto, a 13,4 miliardi di euro, in crescita del +4% rispetto al 2013, e che rappresenta una quota pari al 10% del fatturato totale dell’industria alimentare. In termini di export, il sistema Ig raggiunge i 7,1 miliardi di euro, in forte crescita sull’anno precedente (+8,2%): costituisce un traino fondamentale per il made in Italy nel mondo, contribuendo per il 21% all’ammontare complessivo delle esportazioni agroalimentari nazionali.L’analisi della distribuzione dei prodotti Dop-Igp sul territorio nazionale rivela che non esiste un solo comune italiano 'senza prodotti certificati'. Gli areali di produzione delle denominazioni nel loro complesso coinvolgono capillarmente tutto il Paese, con zone ad alta presenza di filiere agroalimentari di qualità e altre con intensità minore. Ciò ha suggerito un’analisi sul valore economico legato alle filiere Dop-Igp per relativo areale di produzione, per restituire un’immagine dell’impatto del sistema Ig sui territori d’Italia.Per il comparto food, per esempio, la provincia di Parma risulta il distretto con il maggior ritorno in termini economici, grazie al discreto numero di filiere Dop-Igp (12) che insistono nei comuni del territorio, ma soprattutto all’entità del valore economico ad esse collegato (basti pensare a prodotti come il Parmigiano Reggiano Dop e Prosciutto di Parma Dop). Per il comparto wine, la stessa operazione restituisce un’Italia con 'gradazioni di impatto' diverse sui territori: la provincia con maggior ritorno economico è quella di Verona, in cui si contano 24 denominazioni Dop-Igp, con la presenza di prodotti dal grande peso in valore (su tutte il Prosecco Dop e il Conegliano Valdobbiadene-Prosecco Dop).Passando ad analizzare i dati produttivi ed economici del food, si osserva come nel comparto, nel 2014, è stata certificata una quantità pari a 1,47 milioni di tonnellate (+12,6% sul 2013), che ha permesso di raggiungere un valore alla produzione complessivo di 6,4 miliardi di euro per una crescita del +2,5% rispetto al 2013 (+4,2% l’incremento del valore al consumo). L’export, che copre una quota prossima al 40% della produzione, mostra risultati eccellenti nel 2014: con 2,8 miliardi di euro, le esportazioni crescono del +13% rispetto al 2013, con una dinamica quasi doppia rispetto al già rilevante risultato dell’agroalimentare totale (+7,7%).Per quanto riguarda la produzione di vini di qualità in Italia, è strutturalmente in crescita. Nel 2014 hanno ottenuto la certificazione Dop 13,4 milioni di ettolitri (+7% su base annua). Una lieve battuta d’arresto si è avuta nel comparto delle Igp, attestate a 9,5 milioni di ettolitri di cui quasi 1 milione è stato esportato all’estero sfuso.La quantità certificata complessiva di quasi 23 milioni di ettolitri vale 7 miliardi di euro alla produzione, per un +5% su base annua. Le esportazioni di vino Dop-Igp hanno raggiunto un valore complessivo di 4,3 miliardi di euro (+4%): negli ultimi cinque anni, il valore all’export ha avuto incrementi complessivi di oltre il +30% sia nel segmento delle Dop che delle Igp.Nell'agroalimentare, circa 30 milioni di euro sono investiti in comunicazione (secondo quanto dichiarato dai Consorzi di tutela rispondenti all’indagine), destinati soprattutto a pubblicità in televisione (52%), partecipazione a fiere (11%) e carta stampata (11%).I Consorzi dei formaggi sono quelli che investono di più in comunicazione. Risorse a parte, l’attività di promozione più presidiata dai Consorzi è la partecipazione a fiere (70% a eventi nazionali, 30% a eventi internazionali). Circa quattro Consorzi su dieci utilizzano social network (38%), in oltre la metà dei casi ricorrendo a più di un canale (con Facebook che si conferma lo strumento nettamente più diffuso).Infine, oltre alle nuove Ig registrate nel 2015, si contano nel corso dell’anno 12 richieste di registrazione da parte dell’Italia, 66 da parte degli altri Paesi membri Ue, 4 da parte di Paesi extra Ue. Nel nostro Paese, sono inoltre state effettuate 11 modifiche a disciplinari, avanzate 10 domande di modifica a disciplinari e applicate 2 protezioni transitorie. Il tutto in un contesto che vede riconosciuti dal Mipaaf: 124 Consorzi di tutela agroalimentari, 95 Consorzi di tutela vini e 212 agenti vigilatori.
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