martedì 21 giugno 2016
​Per il presidente di Anev, Simone Togni, «in Italia manca un quadro normativo certo, ma ci sarebbe spazio per operai e tecnici specializzati e manager».
«Con l'eolico più occupati e meno inquinamento»
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Come risulta da uno studio condotto congiuntamente da Anev (l'Associazione che riunisce le industrie del vento) e Uil, lo sviluppo dell’eolico può produrre più occupazione, ma anche occupazione più qualificata. Nel mondo le persone che lavorano in questo settore sono un milione. Un record. E in Italia?"Nel nostro Paese - spiega Simone Togni, presidente di Anev - il quadro normativo non è certo, nonostante le precise indicazioni dell'Unione europea. Purtroppo c'è ancora una forte resistenza delle lobby legate al fossile. Per mantenere un certo livello occupazionale, invece, sono necessarie non sono le tecnologie, ma provvedimenti e politiche industriali che tutelino le fonti rinnovabili. Proprio in questo senso, abbiamo già realizzato sulla base di un protocollo e contiamo di incrementarli in futuro, corsi di formazione, con criteri di periodicità, per i lavoratori dell’eolico, a fini sia occupazionali sia di valorizzazione professionale, dedicando inoltre un’attenzione particolare anche ai fattori del risparmio e dell’efficienza. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili non è solo finalizzato al rispetto dell’ambiente, ma può innescare processi produttivi rilevanti e conseguenti risultati occupazionali positivi, così come in particolare l’eolico ha finora dimostrato. Credo sia giusto che il sindacato continui a valorizzare questo percorso; la scelta delle fonti rinnovabili – a cominciare dall’eolico – oltre ad essere salutare per i lavoratori e i cittadini tutti, deve sempre più, trasformarsi in un utile sostegno per i conti economici, per i redditi, per l’occupazione".I dati dello studio dimostrano inequivocabilmente come dal settore eolico ci si possa aspettare in termini assoluti grandi cose. Tali importanti obiettivi, già parzialmente raggiunti, hanno determinato, e possono continuare a farlo, migliaia di nuovi posti di lavoro in un periodo peraltro di estrema necessità e in aree con bassissimo tasso di occupazione. I lavoratori del settore eolico hanno, e sempre più dovranno avere, competenze, capacità e professionalità specifiche che ne consentano un alto livello e specifiche qualificazioni. Purtroppo i corsi di formazione sono ancora pochi e per questo motivo Anev e Uil hanno deciso di organizzarne quattro l'anno. Per maggiori informazioni sui corsi: http://www.anev.org/corsi-di-formazione/."Noi vogliamo che l’uso dell’energia eolica in Italia passi attraverso più ricerca e più industria - continua Togni -. Questo significa che occorre impegnarsi nei confronti di governo, Parlamento e sistema delle Autonomie locali affinché si realizzino provvedimenti e progetti concreti sia per un sistema autorizzativo basato su regole chiare, semplici, uniformi, sia per incentivare la creazione di filiere delle rinnovabili con conseguente riduzione dei costi delle tecnologi, sia, infine, per promuovere la ricerca su obiettivi di integrazione di politiche energetiche e ambientali, nell’ottica di un organico intervento sulle fonti rinnovabili quale potrebbe essere un testo unico in grado di rimettere in ordine questo importante settore". Dal punto di vista delle figure più richieste dal settore, si segnalano operai e tecnici specializzati (periti, geometri, elettricisti, elettrotecnici ed elettromeccanici) in possesso di certificazioni specifiche per lavorare in quota. Oltre a manager laureati in Ingegneria gestionale, meccanica e ambientale."L’impegno dell’Anev - conclude Togni - è ben conosciuto, le attività in essere molteplici a tutti i livelli, regionali, nazionali e internazionali, ma ancora molto si può e si deve fare, e noi lo faremo. Oltre ai percorsi formativi e alla formazione sul campo, ci rendiamo conto che è molto importante mettere in contatto e in relazione le persone. Con i corsi mettiamo a disposizione le banche dati e i contatti. Il quadro normativo tuttavia deve essere definitivamente completato e gli operatori messi in condizione di realizzare nuovi impianti, presupposto necessario alla creazioni di occupazione qualificata. Senza la comprensione di questo passaggio le rinnovabili e l’eolico continueranno a languire in un limbo che non consentirà di raggiungere gli obiettivi assunti, e conseguentemente verrà sprecata una delle ultime occasioni utili per rilanciare un settore che potrebbe invece affrancarci da una dipendenza dai combustibili fossili che continua pericolosamente ad aumentare. Anche investire è difficile nel nostro Paese. C'è troppa burocrazia, con una tempistica di cinque anni che mette a rischio gli investimenti. Invece l’Italia ha bisogno di lavoro, energia e ambiente: l’eolico risponde a tutte e tre queste esigenze. Cerchiamo di liberare tali positive e rinnovabili energie".
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