venerdì 29 aprile 2016
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I n carcere l’economia sociale c’è già, dato che le cooperative sociali che impiegano persone detenute sono una realtà piuttosto affermata. Ora al di là di quei muri arriva anche l’industria. E non è un caso che lo faccia insieme a partner che dell’economia sociale hanno grande esperienza. Tanto che si può parlare di un esperimento di industria sociale, che attraverso il lavoro tesse i fili fra chi è 'fuori' e chi è 'dentro' ma appartiene alla medesima comunità. Il progetto si chiama «Luce per il futuro» ed è stato presentato ieri presso la Casa di Reclusione di Opera – nel Milanese –, la più grande d’Europa. Che è solo uno dei protagonisti di una insolita e per questo interessante rete di partner: c’è Banca Prossima, l’istituto di credito del Gruppo Intesa Sanpaolo dedicato esclusivamente al non profit; c’è Fondazione Fits!, costituita dalla stessa Banca Prossima per l’innovazione del Terzo settore; e c’è Invictor Led, azienda specializzata in dispositivi d’illuminazione ad elevato risparmio energetico (tecnologia led). Nel cui capitale sociale, tra l’altro, figurano un fondo d’investimento pubblico (Lazio Innova) e una società di venture capital (Microcap Italian Holding). Il progetto prevede la realizzazione di una linea produttiva di Invictor Led all’interno del carcere. Il che significa offrire a una decina di detenuti un percorso di formazione, un lavoro e uno stipendio «per mantenere i familiari all’esterno – ha sottolineato il direttore del carcere, Giacinto Siciliano – e non doversi far mantenere», e in seguito l’assunzione a tempo indeterminato come operai specializzati. Così da gettare le fondamenta per il pieno rientro nella società. E abbattere il rischio di recidiva. I dispositivi a led prodotti a Opera, che avranno anche prezzi competitivi, si inseriscono nel grande filone della transizione verso le smart cities (città intelligenti), incontrando in particolare le esigenze di riconversione dell’illuminazione pubblica diffusissime fra i Comuni italiani. Ci sono dunque tutte le potenzialità perché il progetto possa essere replicato. «Oggi abbiamo posto solo il primo mattone di una costruzione molto grande», ha commentato infatti Marco Morganti, Ad di Banca Prossima (che finanzia il progetto con 100mila euro). Auspicando inoltre che in futuro si possa giungere a un marchio che certifichi i prodotti, spesso delle vere e proprie 'eccellenze', ha detto Morganti, realizzati nelle carceri. Andrea Di Turi © RIPRODUZIONE RISERVATA profitto sociale
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