sabato 19 ottobre 2019
Virgillito (Ungdcec): «Guidare i clienti nel marasma di burocrazia e adempimenti non basta, dobbiamo tornare a supportare l'imprenditore nei processi decisionali»
Non solo baluardi anti-evasione, ma anche consulenti
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«Viviamo un tempo sciagurato, in cui il legislatore ha normato indipendentemente dalla nostra voce, anzi molto spesso contro le nostre stesse richieste, senza considerare che i professionisti sono oggi il primo vero baluardo anti-evasione. Siamo noi che abbiamo i primi contatti con i contribuenti e possiamo indirizzarli e consigliarli; siamo noi che svolgiamo la prima fase di controllo e comunicazione di tutti quei dati necessari poi al Fisco per operare. Invece non riusciamo ad avere un dialogo con lo Stato che, al contrario di Robin Hood, ruba ai poveri per dare ai ricchi. Non bastano le proiezioni 2019 dei risultati dell’autoliquidazione che indicano un aumento per l’anno in corso di circa 1,5 miliardi: adesso arriva la geniale idea di una sanzione di mille euro per ogni F24 scartato, il che, per quanto ci riguarda, è davvero un'offesa». Così si sfoga Daniele Virgillito, presidente del sindacato Unione giovani commercialisti (Ungdcec).

Osservazioni condivise dalla gran parte dei 120mila commercialisti italiani. Dove i professionisti con meno di 43 anni sono ben 22mila, il 44% è donna e il reddito medio di questi giovani è circa 21mila euro l'anno. Dal 2009 gli iscritti all’Ordine under 43 hanno perso 12 punti percentuali sul totale, passando dal 29 al 17%. Segnali di una professione destinata a estinguersi? «Assolutamente no - spiega il presidente dell'Ungdcec -. La figura del commercialista non scomparirà, ma è destinata a evolversi. Guidare i clienti nel marasma di burocrazia e adempimenti non basta, dobbiamo tornare a supportare l’imprenditore nei processi decisionali. Il nostro futuro si fonda sulla capacità di essere riconosciuti non esclusivamente come esperti in materia fiscale: bisognerà quindi, da un lato, investire in nuove competenze, dall’altro fare squadra attraverso le aggregazioni, anche con professionisti provenienti da altri ordini, come ad esempio, avvocati e notai. Per questo è indispensabile che veniamo supportati da agevolazioni e investimenti in digitalizzazione».


Anche sui temi legati all'innovazione Virgillito dice la sua: «Sono costantemente nominati sbandierando snellimenti burocratici e semplificazioni fiscali, promettendo compliance e magari regimi premiali per chi vi aderisce volontariamente. A imprese e professionisti di certo restano, al momento, solo i costi sostenuti a fronte dell'Agenda digitale. Avviata la fatturazione elettronica che avrebbe dovuto facilitare, fra le altre cose, i controlli e quindi la verifica dell’esistenza dei crediti fiscali, arriva invece, a sorpresa, la minaccia di non poterli compensare. Dallo Stato ci si aspetterebbe programmazione, rispetto degli impegni e sostegno ai cittadini, non continue minacce e trovate ad effetto, con l'unico obiettivo di fare cassa nel breve e senza alcuna visione di medio periodo. Senza mezzi termini: basta minacce a chi lavora».

Oggi più che mai, invece, contribuenti e imprese hanno bisogno di notizie certe, sicurezza e fiducia, proposte e azioni concrete, non di caos. Si sono succeduti più governi, di ogni genere e colore e appena si parla di fisco, la prima parola utilizzata e forse abusata da parte dei politici, è “semplificazione”. «Ebbene - precisa Virgillito - proprio a causa della mancata semplificazione, oggi ci troviamo di fronte a una calendarizzazione delle scadenze capace di intasare gli studi professionali, anche i più strutturati, esclusivamente impegnandoli nella gestione degli adempimenti ordinari. Soprattutto i giovani professionisti, con piccoli studi e pochi collaboratori, si trovano dall’inizio dell’anno nella condizione di rincorrere le richieste del fisco, con la diretta conseguenza di avere a disposizione decisamente meno tempo da sfruttare per dialogare con l’imprenditore, comprenderne i veri bisogni e aiutare le imprese ad affrontare questo difficile e complesso contesto macroeconomico».

I commercialisti, inoltre, lanciano l'allarme sull’economia reale: va male e andrà ancora peggio. Per il 62,1% l’attuale situazione economica del Paese è molto o abbastanza negativa. Ne sono convinti il 61,8% di quelli residenti nel Nord-Ovest, il 54,1% nel Nord-Est, il 68,2% nel Centro e il 65,9% al Sud. Per il 44,6% dei professionisti nell’ultimo anno la situazione è peggiorata, per il 43,7% è rimasta uguale, solo per l’11,7% è migliorata. Cosa accadrà nei prossimi 12 mesi? Per il 48,8% il quadro economico rimarrà negativo come oggi, per il 38,7% peggiorerà e solo per il 12,5% migliorerà. È quanto emerge dal Barometro Censis-Commercialisti sull’andamento dell’economia italiana, realizzato in collaborazione con il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili attraverso la ricognizione delle valutazioni di un campione di 4mila commercialisti. Emerge così un racconto vivido, in presa diretta dell’economia reale italiana, come solo chi è ogni giorno al fianco dei suoi protagonisti può fare. I commercialisti rappresentano infatti dei formidabili sensori della situazione in cui oggi si trovano le imprese e le famiglie.

Insomma non ci sarebbe da stare allegri. Nonostante le difficoltà, un futuro tra 730, scadenze e consulenze continua a interessare le nuove generazioni. «Il percorso per diventare un dottore commercialista prevede la laurea magistrale, il tirocinio e un esame di Stato, ma questo è solo il dato di partenza - ricorda il presidente dell'Ungdcec -. La nostra professione è in continua evoluzione perché in continua evoluzione sono le competenze necessarie per assistere le imprese, i nostri principali clienti. Se già a suo tempo Lorenzo de’ Medici scriveva: «Del doman non v’è certezza», a maggior ragione oggi, quando i punti di riferimento sono pochi, è importante attrezzare le nuove generazioni a gestire il presente, formando nuove competenze per acquisire una formazione solida in partenza e un atteggiamento positivo e intraprendente nel costruire il proprio percorso professionale; mantenere elevate le abilità che possono indebolirsi nel tempo e valorizzare l’arricchimento di esperienze e relazioni sviluppate nel proprio percorso; cogliere l’opportunità di mutua contaminazione e cooperazione tra professioni e professionalità contigue e trasversali con sensibilità e competenze diverse, come ad esempio, notai e avvocati; mettere continuamente in discussione le mappe di lettura della realtà e le modalità di azione in essa. Ai giovani suggeriamo di cambiare prospettiva muovendo verso una consulenza a “valore aggiunto”, per non rimanere schiacciati dalla concorrenza dei soggetti diversi che possono, giocando con le economie di scala, agevolmente standardizzare le prestazioni generaliste e comprimere i compensi richiesti. La revisione, il controllo di gestione, il data analyst, la pianificazione strategica, il business planning, l’internazionalizzazione, il fintech, sono solo alcuni esempi di aree che devono essere presidiate e in alcuni casi “recuperate” dai commercialisti, per guardare con rinnovato appeal al futuro della nostra professione».

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