mercoledì 11 maggio 2016
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ROMA Le imprese che hanno usufruito illecitamente degli sgravi contributivi per le assunzioni stabili devono essere «colpite», ma gli abusi riscontrati non cambiano la valutazione positiva sugli effetti del Jobs act. Il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, ha commentato ieri in questo modo il caso denunciato lunedì dall’Inps. «Non credo» che quanto emerso «cambi in maniera significativa i numeri, sono milioni che hanno usufruito della decontribuzione. E avere circa 400.000 contratti stabili in più a fine 2015 è un risultato straordinario», ha affermato Poletti a margine dell’Assemblea Rete Imprese Italia. «In Italia accade molto spesso che su una legge ci sia qualcuno che fa il furbo. Noi avevamo avvertito e ora è giusto che chi ha usufruito indebitamente degli sgravi venga duramente colpito». I numeri diffusi dall’Inps non sono tuttavia trascurabili: sono circa 100.000 le assunzioni incentivate attivate indebitamente nel 2015, su un totale di 1,4 milioni. Le aziende coinvolte nell’abuso sono 60.000 e i versamenti mancanti sulla carta valgono 600 milioni. In realtà, ha spiegato ieri il presidente Inps Boeri, a questa cifra si arriva calcolando l’intero esonero triennale ma le imprese che ne hanno fatto richiesta «finora hanno beneficiato» solo di circa 100 milioni. «Ci siamo accorti di questo problema per tempo», quindi la restante somma (500 milioni, ndr) non è stata mai erogata, mentre i contributi mancanti «speriamo di poterli recuperare». «Non si tratta di posti di lavoro fittizi », bensì di «posti reali che corrispondono a lavoratori che sono stati assunti», , ha aggiunto il numero uno Inps. Ricadute negative del caso non possono però es- sere escluse. Chi ha assunto solo per usufruire degli sconti potrebbe ora licenziare il dipendente. Con i nuovi contratti a tutele crescenti si può fare pagando una penalità pari a un mimino di due mensilità per ogni anno di lavoro prestato. Intanto resta in primo piano anche il tema pensioni, sul quale c’è una tensione strisciante tra sindacati e governo. Ieri quando il sottosegretario Tommaso Nannicini ha preso la parola all’assemblea annuale di Rete Imprese Italia, i segretari di Cgil e Uil, Susanna Camusso e Carmelo Barbagallo, hanno lasciato la sala. Successivamente avrebbe parlato anche Poletti. Barbagallo ha poi escluso letture polemiche. Ma di certo le confederazioni non apprezzano che il governo non le abbia ancora convocate, come chiesto più volte, sulla questione previdenziale. Nel suo intervento Poletti ha spiegato che la flessibilità in uscita sarà basata «su due parametri», cioè «soluzioni economicamente compatibili e socialmente eque. Non si può dire via il 3% per tutti» perché «c’è gente senza lavoro e c’è chi sta lavorando». Il taglio dell’assegno dovrebbe essere quindi graduato in base alla condizione e al reddito. Intanto dal 20 maggio partirà l’operazione sperimentale del part-time agevolato per i lavoratori prossimi alla pensione, così come previsto dalla manovra 2016. Poletti ha infine annunciato che il governo varerà entro dieci giorni il decreto per rendere tracciabili i voucher e cercare così di evitare gli abusi nell’utilizzo. Negli ultimi due anni i buoni lavoro hanno segnato un vero e proprio boom che secondo i sindacati corrisponde a una crescente precarizzazione dei lavoratori coinvolti. Lo stesso Inail ha registrato un uso sospetto perché molti voucher vengono attivati solo quando si registrano infortuni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti
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