mercoledì 13 novembre 2019
L’Ocse ha pubblicato la prima guida pratica alle indagini finanziarie sulla tratta corredata da 600 indicatori Le buone prassi adottate in Gran Bretagna, Canada e Vaticano
L’arresto del trafficante di esseri umani Yonas Redae, cittadino eritreo (Ansa)

L’arresto del trafficante di esseri umani Yonas Redae, cittadino eritreo (Ansa)

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Segui il denaro, la regola dell’antimafia applicata contro i trafficanti di esseri umani. Gli schiavi nel mondo globalizzato sono un fenomeno in crescita, forse sottostimato. Sarebbero 40 milioni l’anno e il 70% sono donne e ragazzine prese dalle loro famiglie nei Paesi in via di sviluppo fin nei villaggi più remoti come nelle case più povere e disperate d’Europa e sfruttate sessualmente o nei lavori domestici. Il condizionale è d’obbligo, è chiaro che si tratta della punta di un iceberg. Sul fronte della sensibilizzazione e del contrasto in questi anni diversi passi avanti sono stati compiuti grazie alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e al lavoro delle reti del privato sociale. Le comunità religiose cattoliche combattono da sempre in prima linea questa piaga. In Vaticano il Santa Marta group, composto da vescovi, religiose e capi delle polizie di molti Paesi, sta lavorando sul fronte della sensibilizzazione e della promozione umana contro la tratta.

Che è ritenuta uno dei tre business criminali più remunerativi, con un fatturato 'oscuro' nelle varie branche dello sfruttamento – che comprendono la tratta per l’asportazione e il commercio di organi umani – di 150 miliardi di dollari annui. Dove va a finire questo fiume di soldi sporchi che non può passare inosservato? E come risalire la corrente per scoprire i criminali? «È giunto il momento di colpire trafficanti dove fa loro più male indagando e cogliendo i flussi di denaro – afferma Valiant Richey, rappresentante speciale dell’Ocse per la lotta al traffico di esseri umani – sappiamo quanto lavoro di buona qualità è stato svolto in molti Stati membri con le indagini finanziarie, ma molti di questi sforzi sono isolati e frammentati».

L’Ocse parte appunto dalla regoletta nota in Italia nelle indagini antimafia. 'Follow the money', seguire il fiume di denaro generato dalle attività illecite di tratta per sfruttamento sessuale e lavorativo. Lunedi a Vienna l’Ocse ha pubblicato la prima guida pratica alle indagini finanziarie sulla tratta corredata da 600 indicatori e tipologie di traffico di esseri umani e con una serie di indicazioni concrete per condurre indagini finanziarie basate su una rassegna di pubblicazioni sulle buone prassi da tutto il mondo. È una sfida che nel mondo finanziario digitale si gioca per trovare i proventi neri prima che vengano riciclati in attività legali o finiscano nei paradisi fiscali. O a finanziare gruppi terroristici. «È un flusso che prende la forma di investimenti legittimi – ribadisce James Cockayne, direttore del cenro per le rocerche politiche delle Nazioni unite – e per questo va seguito passo dopo paszo. Come? Con la collaborazione dei governi e del settore economico e finanziario ».


40 milioni
Gli schiavi nel mondo globalizzato, una stima per molti osservatori fin troppo prudente
70%
Quasi due terzi sono donne e ragazzine prese dalle loro famiglie nei Paesi in via di sviluppo
300.000
In sterline, il costo sociale di ogni caso di sfruttamento e messa in schiavitù calcolato in Gran Bretagna

Messo sotto pressione per motivi di sicurezza. «Un aspetto inquietante – conclude l’esperto – è che il traffico di esseri umani in Siria e Irak è uno dei cardini del finanziamento al Daesh, lo stato islamico». Per scovare i criminali, dice la guida, occore fare attenzione ai segnali. Alcuni indicatori sono ad esempio il pagamento di diverse camere d’hotel in contemporanea da parte di una sola persona che dovrebbe suscitare i sospetti nell’albergatore o nelle autorità che controllano le presenze alberghiere, oppure i frequenti acquisti di attività commerciali come drogherie, negozi di abbigliamento e profumerie che potrebbero far nascere sospetti di riciclaggio o di copertura della prostituzione. «Il percorso – spiega il consulente dell’Ocse Joseph Mari – varia a seconda dei Paesi di origine, transito e destinazione e delle giurisdizioni che revono collaborare. Canada e Regno unito hanno fatto molti passi avanti in questo campo. Nei paesi di origine sono in pratica coinvolti tutti gli agenti che muovono valuta, dalle banche ai money transfer, poi il fiume si dirama e prende la forma di finanziamenti di attività in apparenza legali o di transazioni monetarie da una persona all’altra. Per questo è importante coinvolgere le aziende che si occupano di tecnologie digitali, sono la nuova frontiera».

Le attività più a rischio di sfruttamento sessuale per l’Ocse sono, oltre a quelle di intrattenimento – dai locali allo sport alle agenzie di modelle –, i saloni di bellezza, l’industria pornografica, le cliniche private abortive e gli hotel. Per quanto riguarda lo sfruttamento lavorativo, il settore domestico, l’agricoltura, la ristorazione e i viaggi. Per il traffico di organi ovviamente cliniche e laboratori. Attenzione poi ai pagamenti in bit coin, prediletti dai trafficanti, o comunque in criptovalute. E ai pagamenti in moneta elettronica fatti a una sola donna da molti uomini, all’uso di indirizzi multipli e di molti alias da parte di una sola persona come alle somme su conti intestati a minori. «Due partner fondamentali per la riuscita del progetto – conclude Richey – sono la comunità degli affari, che sta prendendo coscienza dell’entita di un dramma che ha alti costi sociali (in Gran Bretagna si stima siano 330mila sterline per ogni caso) e naturalmente il Terzo settore che aiuta a prevenire e offre una alternativa alle persone che vogliono ritrovare dignità ».

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