sabato 2 gennaio 2021
Balzo del 14% di imprese condotte da under 35 rispetto a cinque anni fa. Il settore è capace di offrire e creare opportunità occupazionali e crescita professionale
I giovani ritornano a lavorare nei campi

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«Un sostegno allo storico ritorno dei giovani in agricoltura dove nel 2020 si registra un balzo del 14% di imprese condotte da under 35 rispetto a cinque anni fa, in netta controtendenza con l'andamento generale». È quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell'esprimere apprezzamento per la decisione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di conferire al 28enne delegato dei giovani della Coldiretti Calabria di Corigliano-Rossano (Cosenza) Enrico Parisi il titolo di cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana «per il suo appassionato contributo alla promozione di pratiche di sostenibilità sociale, ambientale ed economica».

«Si tratta della punta dell'iceberg di un esercito di 55mila giovani che - sottolinea Prandini - ha continuato a lavorare durante la pandemia nei campi e nelle stalle per non far mai mancare le forniture alimentari della popolazione anche con iniziative di sostegno sociale e di straordinaria solidarietà che l'agricoltura moderna è oggi in grado di offrire. Un riconoscimento per tutti gli eroi del cibo made in Italy che nelle campagne hanno consentito al nostro Paese di conquistare il primato nella qualità e nella sicurezza alimentare a livello internazionale». «È in atto un cambiamento epocale che non accadeva dalla rivoluzione industriale con il mestiere della terra che non è più considerato l'ultima spiaggia di chi non ha un'istruzione e ha paura di aprirsi al mondo, ma è invece - precisa la Coldiretti - la nuova strada del futuro per le giovani generazioni istruite. Il risultato è che oggi in Italia un'impresa su dieci condotta da giovani svolge una attività rivolta all'agricoltura e allevamento per garantire la disponibilità di alimenti sani e di qualità alle famiglie italiane in un momento drammatico per l'economia e l'occupazione».

La presenza dei giovani - riferisce la Coldiretti - ha di fatto rivoluzionato il lavoro della terra dove sette imprese under 35 su dieci operano in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l'agricoltura sociale per l'inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l'agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili.

La rinnovata attrattività della campagna per i giovani si riflette nella convinzione comune che l'agricoltura sia diventata un settore capace di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo. Non è dunque un caso che oltre otto italiani su dieci (82%) sarebbero contenti se il proprio figlio lavorasse in agricoltura secondo l'indagine Coldiretti/Ixè. La capacità di innovazione e di crescita multifunzionale porta le aziende agricole dei giovani ad avere una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più. E se tra i giovani imprenditori agricoli c'è chi ha scelto di raccogliere il testimone dai genitori, la vera novità rispetto al passato sono gli under 35 arrivati da altri settori o da diverse esperienze familiari che hanno deciso di scommettere sulla campagna con estro, passione, innovazione e professionalità, i cosiddetti agricoltori di prima generazione.

«È necessario investire sull'agricoltura, che è un settore strategico per far ripartire l'Italia grazie anche a una nuova generazione di giovani attenti all'innovazione e alla sostenibilità», conclude la leader dei giovani della Coldiretti Veronica Barbati nel sottolineare che «dal presidente della Repubblica è venuto un chiaro sostegno al sogno imprenditoriale di una parte importante della nostra generazione che mai come adesso vuole investire il proprio futuro nelle campagne e per questo va liberata dal peso della burocrazia che impedisce anche il pieno utilizzo delle risorse comunitarie».


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