martedì 22 ottobre 2013
​Il segretario generale Gigi Petteni: siamo responsabili e alleati delle imprese. La replica del leader nazionale Raffaele Bonanni: costretto a proclamarlo per le regole dell’unità. Governo sordo.
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​«Responsabilità e coerenza». Sono le parole d’ordine che hanno portato la Cisl della Lombardia a una decisione senza precedenti nella storia recente del sindacato: congelare lo sciopero proclamato dalle segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil contro la legge di stabilità.«A questo Paese, che ha bisogno di discontinuità positiva, serve anche un sindacato meno rituale e più innovativo sulle proposte e nelle azioni – si legge in un comunicato della Cisl lombarda –. Per noi lo sciopero generale è congelato fino alla discussione negli organismi», che si riuniranno il 31 ottobre. «È una questione di responsabilità e di coerenza – spiega il segretario generale lombardo Gigi Petteni –. In questi anni abbiamo coinvolto i lavoratori nelle lotte, abbiamo chiesto loro di manifestare al sabato, di fare fiaccolate, evitando però di far perdere a loro il salario e alle aziende la produzione, bisogna proseguire su questa strada. E poi, soprattutto, occorre continuare a stringere nuove alleanze con le imprese, industriali e non solo. Come abbiamo fatto con l’accordo di Genova: indicare alcuni punti strategici sui quali, insieme, fare pressione». Insomma, la Cisl nazionale ha sbagliato a proclamare lo sciopero nazionale per metà novembre? «Io credo che Bonanni abbia fatto un grande gesto di generosità, una sorta di sacrificio sull’altare dell’unità con Cgil e Uil – risponde ancora Petteni –. Ma l’unità ha senso solo se sono chiare e condivise le linee d’azione e se non è semplicemente una scorciatoia per non affrontare la complessità della situazione».Il nodo nella Cisl sembra essere quello dell’unità con le altre confederazioni. E lo si comprende dalla reazione dello stesso leader Raffaele Bonanni. «Ognuno si organizza come meglio crede. Anche in Lombardia discuteranno di come organizzarsi. Non c’è nulla di strano», ha minimizzato. «Si è appunto delegato alle regioni la gestione dell’iniziativa di mobilitazione. Ognuno di noi può avere delle perplessità», ha spiegato, concludendo in maniera significativa: «Anche io ne ho», ma «la democrazia ha delle regole» e il rapporto con gli altri «spinge ad avere delle regole alle quali non mi potevo sottrarre».Insomma, la scelta di Bonanni di proclamare lo sciopero – pur dimezzato a 4 ore e, appunto, depotenziato – si capisce essere stata sofferta, una mediazione rispetto ad altre spinte più radicali (e ancora resta probabile uno sciopero generale del Pubblico impiego). Ma la responsabilità per il leader sindacale ricade interamente sul governo, che «non ha aperto un vero tavolo di confronto» sulla manovra.​​
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