martedì 17 luglio 2018
Tra il 2016 e il 2017 l'Ocsel (Osservatorio sulla contrattazione di secondo livello) ha raccolto 2.196 accordi che hanno interessato 1.078 imprese e 928.260 lavoratori
Contrattazione aziendale, presentato il IV Rapporto
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La contrattazione aziendale, quella di secondo livello, archivia la stagione della crisi e acquisisce tra il 2016 e il 2017 una effettiva capacità negoziale. A firmare gli integrativi ora, infatti, non più solo i grandi gruppi industriali, ma anche centinaia di piccole e medie imprese fino a 50 dipendenti. Commercio, chimica, servizi e costruzioni i settori in espansione contrattuale, così come quelli del credito e dei trasporti che coinvolgono migliaia di lavoratori. Una contrattazione che si afferma al Nord, ma che invece resta al palo al Sud e che vede tra le materie "normate" primeggiare salario e welfare. Welfare soprattutto, dai rimborsi delle spese scolastiche per i figli al carrello della spesa, dalla mensa alla previdenza complementare. È quanto emerge dal IV Rapporto Ocsel (Osservatorio sulla contrattazione di secondo livello) curato e presentato dalla Cisl, che raccoglie e analizza 2.196 accordi aziendali negoziati tra il 2016 e il 2017 e interessa 928.260 lavoratori.

Nel panorama delle relazioni sindacali dunque, annota lo studio Cisl, la contrattazione aziendale è tornata a svolgersi una contrattazione «più strutturata e meno episodica» rispetto agli anni della crisi; il 51% degli accordi infatti sono rinnovi di contratti precedenti ed il 22% accordi integrativi degli stessi.

Resta però un deciso «squilibrio territoriale» che vede la contrattazione aziendale diffusa nel nord (44% del totale) e nei gruppi (33%), mentre scarsa è la diffusione nel Sud (5%). La contrattazione non si ferma solo alle grandi imprese, ma si registrano centinaia di accordi anche nelle imprese fino a 50 e fino a 200 dipendenti, segno che anche nelle pmi è utile e possibile
diffondere una contrattazione appropriata.

Nel 53% degli accordi, si legge ancora nel Rapporto Cisl, si sono negoziati aumenti dei premi salariali mentre nel 32% sono state introdotte forme di welfare contrattuale «segno di una ripresa di buon andamento delle imprese in generale», mentre calano
fortemente gli accordi legati a situazioni di crisi.

Il valore medio dei premi di risultato annuo negoziato si aggira sui 1.588 euro, una cifra che per certe fasce di lavoratori costituisce ben il 7/8% del salario annuo. Addirittura nel 25% di casi la cifra del premio annuo supera il valore di 2mila euro. Nell'85% degli accordi di natura salariale si contratta il premio annuo variabile e lo stesso nel 59% dei casi è distribuito non uguale per tutti come in passato ma legato a fasce professionali differenziate.

In tema di orari di lavoro 2/3 degli accordi relativi si occupano della distribuzione degli stessi. Gli accordi relativi alla organizzazione del lavoro vedono al centro sempre più il cambiamento tecnologico e organizzativo (42% degli accordi relativi) e il coinvolgimento del sindacato nel processo del cambiamento (29% degli accordi). Ma è il welfare a svilupparsi in «modo plurale e differenziato»: rimborsi delle spese scolastiche per i figli, carrello della spesa, mensa e previdenza complementare costituiscono le richieste maggiormente utilizzate. A essere coinvolti in accordi integrativi anche i temi relativi alla formazione, mercato del lavoro, partecipazione, ambiente e sicurezza.

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