venerdì 1 maggio 2020
Sarà tramsesso oggi, in occasione del Primo Maggio, il documentario del regista milanese Giacomo Gatti
La pasta uno dei simboli dell'Italia che lavora

La pasta uno dei simboli dell'Italia che lavora

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Fattore umano, non capitale. Tanto per distinguersi da un altro film e soprattutto per chiarire ancor meglio la centralità della persona che lavora. Così come sancisce, nel primo articolo, la nostra Carta costituzionale. E come mostra, nella sua laboriosa e preziosa attività quotidiana, una operatrice sanitaria intenta a rifare il letto a un paziente («non lo faccio tanto per fare, ma perché ha un senso» dice) mentre viene ripresa nel docufilm Il fattore umano. Lo spirito del lavoro del regista milanese Giacomo Gatti. Presentato nel 2018 alla Festa del Cinema di Roma, il documentario sarà trasmesso quest’oggi, Primo Maggio, in occasione della Festa dei Lavoratori, dalle emittenti del Circuito Corallo, dalla Lombardia alla Sicilia, dal Veneto alla Puglia. Un ideale e concreto ponte e punto di contatto tra Nord e Sud attraverso l’Italia che lavora e l’Italia che resiste, in questo difficile e drammatico momento di emergenza sociale e sanitaria. Prodotto da Inaz – Osservatorio Imprese Lavoro in collaborazione con Fondazione Ente dello Spettacolo e con il patrocinio della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, il docufilm si è avvalso della consulenza scientifica dell’economista Marco Vitale. Così, tra filari di viti fra le montagne del Trentino, strisce di pasta che scorrono in un pastificio a Gragnano e frese ad alta tecnologia in una fabbrica umbra, il regista si chiede e indaga su chi siano i quotidiani attori di questa Italia, gli uomini e le donne che, con i loro sogni e il loro mestiere, trasformano ogni giorno l’impresa in realtà. Gatti si proietta con le sue telecamere tra le maglie di una quindicina di eccellenze italiane: aziende diversissime per storia, settore e territorio, ma unite da un filo invisibile, quello della responsabilità.

«Sono storie italiane che non arrivano mai alla ribalta, ma che invece oggi più che mai è necessario valorizzare» spiega Linda Gilli, presidente e amministratore delegato di Inaz. Realtà che declinano tutte, a loro modo, una stessa visione: l’impresa non è solo profitto, ma sviluppo, cultura e creatività. «Questo modo di intendere il lavoro, ovvero come via per realizzare la fondamentale vocazione umana alla condivisione dell’esperienza comunitaria, con l’apporto del proprio contributo intelligente e creativo, è quanto è necessario oggi, nel momento in cui l’economia del pianeta è paralizzata a causa degli effetti del Coronavirus e sembra venire meno la voglia di scommettere sul futuro» dice monsignor Davide Milani, presidente di Fondazione Ente dello Spettacolo. «In un’epoca in cui la finanza e le nuove tecnologie sembrano scalzare il fattore umano dal centro dell’economia, la nostra convinzione è che esistano uomini e donne capaci di fare la differenza – spiega Gatti, regista e autore con Elia Gonella del film –. Sono le mani e i cervelli delle imprese italiane, le cui storie meritano di essere raccontate anche attraverso il linguaggio del cinema».

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