sabato 9 settembre 2017
Il monte ore lavorate è diminuito di oltre 1,1 miliardi (-5%), la retribuzione media del -3,4%. I lavoratori a tempo pieno scendono all'81%, quelli a tempo parziale salgono al 19%
Occupati come nel 2008, ma in calo produttività e stipendi
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Nonostante l'ultima rilevazione dell'Istat abbia messo in evidenza che gli occupati a luglio di quest'anno, pari a poco più di 23 milioni di unità, sono tornati allo stesso livello del 2008, il monte ore lavorate, invece, è diminuito di oltre 1,1 miliardi (-5%). È quanto rileva l'Ufficio studi della Cgia, sottolineando che nei primi 6 mesi del 2008, infatti, i lavoratori italiani erano stati in fabbrica o in ufficio per un totale di 22,8 miliardi di ore mentre nei primi 2 trimestri di quest'anno lo stock è sceso a 21,7.

In buona sostanza, segnala la Cgia, se a parità di occupati sono diminuite le ore lavorate, rispetto al 2008 i lavoratori a tempo pieno sono scesi e, viceversa, sono aumentati quelli a tempo parziale (contratti a termine, part time involontario, lavoro intermittente, somministrazione eccetera). Difatti, se nel 2008 i dipendenti full time erano l'86% del totale, otto anni dopo si sono abbassati all'81%. Quelli a tempo parziale, invece, sono saliti dal 14 al 19% del totale. Con una produttività del lavoro che ha subito una contrazione molto importante sia nei servizi (-3,1%) sia nelle costruzioni (-7,1%) - settori, questi ultimi, che danno lavoro al 79% del totale dei dipendenti presenti nel Paese - anche la retribuzione media per occupato ha registrato una forte contrazione: tra il 2008 e il 2016 è diminuita, al netto dell'inflazione, del 3,4%.

«Nonostante abbiamo recuperato gli occupati che avevamo prima della crisi - dichiara il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - ciò è avvenuto a scapito della qualità dei nuovi posti di lavoro e della diminuzione della produttività nei settori più importanti che hanno trascinato verso il basso anche i livelli retributivi pro capite». Oltre a ciò, ricordano dalla Cgia, rispetto alla situazione pre-crisi l'Italia deve recuperare tra i principali indicatori economici tre punti percentuali di consumi delle famiglie, 5,8 punti di Pil, sette punti di reddito disponibile delle famiglie e ben 24,4 punti di investimenti. «Speriamo - conclude il segretario della Cgia, Renato Mason - che con la legge di Bilancio 2018 le risorse a disposizione vengano utilizzate per ridurre le tasse, in particolar modo attraverso il taglio dell'Irpef. Solo così possiamo sperare di rilanciare con vigore i consumi interni che, ricordo, costituiscono la componente più importante del nostro Pil».

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