venerdì 6 gennaio 2017
I buoni lavoro rappresentano solo lo 0,3% del monte ore complessivo lavorato in Italia
Cgia: i voucher non vanno demonizzati
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I voucher rappresentano solo lo 0,3% del monte ore complessivo lavorato in Italia e per questo «non vanno demonizzati». A sostenerlo è la Cgia di Mestre che ha analizzato l'utilizzo di questo strumento nel mercato del lavoro. Nel 2015, ultimo dato disponibile a fronte di 29 miliardi di ore lavorate nel 2015 da tutti i lavoratori dipendenti presenti in Italia, la Cgia ricorda che 1,3 milioni di persone circa siano state impiegate con i voucher per un numero di buoni lavoro riscossi pari a 88 milioni. Rapportando quest'ultimo importo al dato complessivo delle ore lavorate, emerge che l'incidenza dell'utilizzo dei voucher sul monte ore
complessivo a livello nazionale è pari allo 0,31%: sale allo 0,47% nel Nordest, si allinea al dato medio nazionale nel Nordovest, scende allo 0,25% nel Centro per attestarsi allo 0,21% nel Mezzogiorno.

Come hanno già spiegato nel comunicato congiunto del 28 dicembre scorso l'Istat, l'Inps e l'Inail, la Cgia ricorda che i quasi 88 milioni di voucher riscossi nel 2015 corrispondono a circa 47mila lavoratori annui e rappresentano solo lo 0,23% del costo del lavoro presente in Italia.

«I voucher - afferma il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - erano stati concepiti dal legislatore per far emergere i piccoli lavori in nero. Obiettivo, purtroppo, fino a ora non raggiunto. Se in alcuni settori è evidente che c'è stato un utilizzo del tutto ingiustificato di questo strumento, paradossalmente il fallimento dei voucher non è ascrivibile al loro abuso, ma, al contrario, per essere stati utilizzati pochissimo in particolar modo al Sud, dove la disoccupazione è molto elevata e l'abusivismo e il sommerso hanno dimensioni molto preoccupanti. Eliminarli, quindi, sarebbe un errore. Vanno, invece, incentivati, limitandone l'utilizzo nei settori ad alto rischio infortunistico: come l'edilizia, i trasporti, il
metalmeccanico e il legno».

I dati regionali, secondo la Cgia, dicono che l'incidenza delle ore lavorate con i voucher sul monte ore complessivo è nettamente inferiore alla media nazionale in Calabria (0,13%), in Sicilia (0,12%), nel Lazio e in Campania (entrambe allo 0,11%). Regioni, queste ultime, che hanno un tasso di disoccupazione che in alcuni casi supera il 20% e un'incidenza dell'economia sommersa dovuta al lavoro irregolare sul valore aggiunto regionale pari al doppio del dato medio registrato nel Nord. Tra le realtà che ne hanno fatto un maggiore utilizzo, invece, la Cgia segnala il Friuli Venezia Giulia (0,60%), le Marche (0,58%), la Sardegna (0,49%), l'Emilia Romagna (0,47%) e il Veneto (0,46%).


Il 60,7% dei buoni lavoro utilizzati nel 2015 (pari a 53,4 milioni di tagliandi su un totale di 88 milioni di
voucher riscossi) sono stati "consumati" dal terziario: in particolare nel settore degli alberghi-ristorazione (26,6% del totale ), commercio (12,8%) servizi alle imprese (7,7%), servizi sociali (4,4%), sanità (3,1%) e trasporti (2,3%). Nel settore manifatturiero, invece, l'incidenza sul totale delle ore lavorate ha toccato il 12,4% (pari a 10,8 milioni di voucher riscossi). L'utilizzo più importante è stato registrato nel comparto metalmeccanico (4%). Decisamente più contenuto il ricorso ai buoni lavoro realizzato dalle imprese del settore delle costruzioni (2,4% del totale pari a 2,1 milioni di voucher) e dell'agricoltura (1,8% del totale pari a 1,5 milioni di buoni).

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