martedì 13 settembre 2016
Con la crisi l’economia sommersa ha subito un forte incremento. «In questi ultimi anni - sottolinea l'Ufficio studi degli artigiani di Mestre - molti pensionati al minimo e chi ha perso il lavoro non hanno avuto alternative».
«Quasi 3,5 milioni di lavoratori invisibili»
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"Come dimostrano i dati presentati quest’oggi dall’Istat – esordisce il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo  - con la crisi economica l’economia sommersa ha subito un forte incremento. In questi ultimi anni molti pensionati al minimo e chi ha perso il lavoro non hanno avuto alternative: per mandare avanti la famiglia hanno dovuto ricorrere a piccoli lavoretti per far quadrare i magri bilanci familiari”.L’esercito dei lavoratori in nero presenti nel Paese è stimato attorno ai 3,5  milioni di unità di lavoro."Un vero e proprio esercito di invisibili – prosegue Zabeo – che non paga né tasse né contributi. È evidente che chi pratica queste attività irregolari fa concorrenza sleale nei confronti degli operatori economici che operano alla luce del sole  e  non possono o non vogliono evadere".Tuttavia, esistono forti differenze tra Nord e Sud del Paese. "Nel Mezzogiorno, per esempio, possiamo affermare che il sommerso costituisce un vero e proprio ammortizzatore sociale. Sia chiaro – conclude Zabeo – nessuno di noi vuole giustificare il lavoro nero spesso legato a doppio filo con forme inaccettabili di sfruttamento, precarietà e mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro. Tuttavia, quando queste forme di irregolarità occupazionale non sono legate  ad attività riconducibili alle organizzazioni criminali o alle fattispecie appena elencate costituiscono, in questi momenti così difficili, un paracadute per molti disoccupati o pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese".
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