giovedì 10 maggio 2018
Sono 592mila gli addetti che nel 2017 hanno svolto un'attività lavorativa nel nostro Paese per meno di dieci ore alla settimana
In calo il lavoro occasionale
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Sono 592mila gli addetti che nel 2017 hanno svolto un'attività lavorativa nel nostro Paese per meno di dieci ore alla settimana. Di questi, 389mila hanno prestato servizio come dipendenti e gli altri 203mila come lavoratori autonomi. Dal 2014 il numero di questi lavoratori è leggermente in calo sia a seguito della ripresa occupazionale sia della riforma dei voucher (buoni lavoro) avvenuta l'anno scorso che ha "aumentato" il ricorso al lavoro irregolare. I numeri sono forniti dall'l'Ufficio studi della Cgia di Mestre che sottolinea come la cosiddetta gig economy (i lavoretti) incida ancora poco.

Questi 592mila addetti, aggiunge la Cgia, sono persone impiegate in lavori saltuari: due su tre sono donne occupate, principalmente, nei servizi alla persona, come domestiche, baby-sitter, badanti, o al servizio di attività legate alla cura della persona (parrucchiere, estetiste, centri benessere eccetera). Un altro comparto dove si concentra un'incidenza molto elevata di occupati saltuari è l'alberghiero-ristorazione e i servizi alle imprese.

Rispetto al 2007, il numero complessivo dei lavoratori saltuari è aumentato del 20,3%. Gli over 65 sono i più numerosi: l'incidenza degli occupati con meno di dieci ore alla settimana sul totale dei lavoratori della stessa fascia demografica è pari al 6,9%; seguono i giovani tra i 15 e i 24 anni (4,7%).

«Questi dati - segnala il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - evidenziano che la
cosiddetta gig economy, sebbene in forte espansione, alimenta un'occupazione on demand ancora molto contenuta. Le opportunità offerte dai siti, dalle applicazioni e dalle piattaforme web, per esempio, stanno riempendo le nostre strade di ciclo corrieri, ma i cosiddetti piccoli lavoretti sono ancora ad appannaggio di settori tradizionali, come i servizi alla persona, e in quelli dove è molto elevata la stagionalità. Ambiti, tra l'altro, dove la presenza degli stranieri è preponderante».

Ritornando sempre ai dati, in valore assoluto la fascia di età che raggruppa il maggior numero di occupati complessivi è quella tra i 45-54 anni (quasi sette milioni di persone). L'area territoriale dove queste prestazioni occasionali sono più diffuse è il Centro: se a livello nazionale l'incidenza dei lavoratori saltuari sul totale degli occupati presenti in Italia è pari al 2,6%, nel Centro la quota sale al 3%. In termini assoluti, invece, è il Mezzogiorno la ripartizione geografica che presenta il numero più elevato: dei 592mila, 171mila lavora al Sud, 148mila sia al Centro sia a Nordovest e 125mila a Nordest.

«Ovviamente - conclude il segretario della Cgia Renato Mason - questi 592mila lavoratori occasionali sono
sottostimati. Sappiamo benissimo che questo settore presenta delle zone d'ombra molto estese, dove il sommerso la fa da padrone. Tuttavia, è interessante notare che queste occupazioni regolari sono ad appannaggio soprattutto di donne e pensionati e servono ad arrotondare le magre entrate familiari, soprattutto al Sud».




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