venerdì 2 dicembre 2016
Su 100 laureati italiani, circa 20 sono liberi professionisti, contro i 13 della Germania, i nove della Francia e gli 11 della media europea (nella foto Giuseppe De Rita, presidente del Censis)
Crescono lavoro autonomo, a basso costo e agricolo
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Cresce il lavoro autonomo come risposta alla crisi economica e si registra, in Italia e nel mondo, il boom dell'occupazione a basso costo. È la fotografia delineata dal Censis nel focus sul mercato del lavoro del 50esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese.

Secondo le stime dell'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), ai circa tre miliardi di occupati nel mondo si contrappongono 197 milioni di disoccupati, con un tasso di disoccupazione che si avvicina al 6%. Rispetto all'anno precedente la crisi (il 2007), si contano oggi 30 milioni di disoccupati in più. Nel 2017 - è la previsione - «le cose non miglioreranno, anzi si aggiungeranno almeno altri tre milioni di persone senza lavoro e si supererà in questo modo la soglia dei 200 milioni». A livello mondiale la quota del reddito da lavoro sul Pil si è ridotta al 65% contro il 75% che si registrava negli anni '70.

In questo quadro, è in atto in Italia una lenta transizione verso il lavoro autonomo. Su 100 laureati italiani,
circa 20 svolgono professioni autonome, contro i 13 della Germania, i nove della Francia e gli 11 della media europea. Ogni 100 lavoratori autonomi con una età compresa tra 15 e 74 anni, in Italia ci sono 16 professionisti, contro i 14 della Germania, i 12 del Regno Unito e i due della media europea. Il 2014 è stato caratterizzato da un incremento straordinario nell'apertura di partite Iva, dovuto all'introduzione con la
legge di Stabilità 2015 di un regime fiscale di vantaggio: nel solo dicembre 2014, ne sono state accese 27mila, a fronte delle poco meno di 2mila del dicembre 2013.

Il boom dei voucher - 277 milioni di contratti stipulati tra il 2008 e il 2015 e i 70 milioni di nuovi voucher emessi nei primi sei mesi del 2016 - «è il segnale che la forte domanda di flessibilità e l'abbattimento dei costi stanno guidando un segmento esteso e crescente di datori di lavoro, alimentando l'area delle professioni non qualificate e del mercato dei "lavoretti", imprigionando uno strato crescente dell'occupazione (soprattutto giovanile) nel limbo del lavoro "quasi-regolare" e non a caso, la nuova occupazione creata è associata a una bassa crescita economica». Secondo i dati della contabilità nazionale, «tra il primo trimestre del 2015 e il secondo trimestre del 2016 il Pil è aumentato di 3,9 miliardi di euro e gli occupati interni di 431mila unità, quindi ciascun nuovo occupato è associato a una produzione di ricchezza di soli 9.100 euro. Nel periodo, in effetti, la produttività (intesa come Pil per occupato) si è ridotta di conseguenza da 16.949 a 16.812 euro: 137 euro in meno per occupato». In altri termini «se la produttività (in Italia già di per sé non alta) fosse rimasta costante, nell'ultimo anno e mezzo il Pil sarebbe cresciuto complessivamente dell'1,8% e non solo dello 0,9% come invece abbiamo effettivamente registrato».


All'interno del mercato del lavoro, si legge ancora nel Rapporto, "è avvenuta una ricomposizione tra le diverse categorie professionali, che ha portato a una crescita del peso delle professioni non qualificate (+9,6% nel periodo 2011-2015) e degli addetti alle vendite e ai servizi (+7,5%), a uno svuotamento di figure intermedie esecutive, attive principalmente in ambito impiegatizio (-5,1%), a una drastica riduzione della componente operaia, degli artigiani e degli agricoltori (-14,2%)».

Tuttavia aumenta l'occupazione nei campi e si modifica la geografia del lavoro agricolo. «Gli occupati - spiega il 50esimo Rapporto del Censis - nel settore agricolo hanno raggiunto nel 2015 le 910mila unità, con un incremento in termini assoluti di circa 20mila occupati rispetto al 2014 e di 18mila rispetto ai due anni precedenti». Rispetto all'anno precedente, nel 2015 gli occupati aumentano del 2,2%. La tendenza positiva innescata nel corso del 2015 verrebbe confermata anche dai dati del primo semestre 2016. A livello nazionale gli occupati aumentano di 45mila unità rispetto al primo semestre 2015. La crescita delle ore lavorate e delle unità di lavoro tende invece a consolidarsi a partire dal 2014: le prime aumentano nel 2014 del 2,1%, mentre nel 2015 l'aumento supera i tre punti percentuali. Le seconde crescono del'1,5% nel 2014 e del 2,2% nel 2015. Da una recente indagine del Censis sulle imprese aderenti alla Confederazione Italiana Agricoltori emerge che tra i fattori che hanno contato di più nella scelta del lavoro agricolo, accanto alla tradizione familiare (52,6%), figura la grande passione (28,9%).

«Il corpo sociale italiano ha retto e continua a reggere più o meno bene alle avversità della crisi economica degli ultimi dieci anni - lo ha sottolineato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita -. Certamente c'è una crisi di reddito del ceto medio e in particolare dei giovani, ma la patrimonializzazione è cresciuta nel nostro Paese in modo incredibile e ora questa ricchezza degli italiani viene utilizzata per produrre altra ricchezza. C'è quindi un uso attivo del patrimonio».

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