mercoledì 22 ottobre 2008
In Italia per far fronte alle richieste sarebbero necessari almeno un milione di immobili. Ma lo Stato da solo non ce la fa e l'edilizia pubblica si è fermata. Ecco l'alternativa possibile 
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La casa. Il problema numero uno nelle grandi città per famiglie monoreddito, giovani coppie, studenti, anziani, immigrati. Un'autentica emergenza emersa anche dall'ultimo rapporto della Caritas di Milano: circa 5.000 le persone senza abitazione nella sola città lombarda che si rivolgono a strutture di accoglienza. In 85 mila, in base a una ricerca dell'Università Bicocca, sono a rischio. Nel panorama immobiliare è insufficiente l'offerta abitativa rivolta alle fasce più deboli. Anche a causa di alcune distorsioni del mercato, come il caro affitti e prezzi di vendita che, seppure stiano calando (-2,7% secondo un'indagine di Tecnocasa), rimangono a livelli proibitivi per la maggior parte della popolazione. In Italia, per far fronte alle richieste, sarebbero necessari almeno un milione di immobili. E lo Stato da solo non ce la fa. L'edilizia pubblica si è fermata. Che fare allora? «È fondamentale ripensare a un nuovo social housing». Non ha dubbi Antonio Sanchez Fraga, dirigente di Assoimmobiliare e direttore della divisione immobiliare del Gruppo Re, società da 25 anni al servizio della Chiesa. «C'è ormai un sentire comune " continua Sanchez Fraga " sull'imprescindibilità dell'intervento dei privati per dare risposte all'emergenza abitativa, considerato che lo Stato non ha più le risorse per far fronte a questa sfida sociale. Una sfida che Enti religiosi ed ecclesiastici ed Enti morali senza finalità di lucro hanno già accettato con iniziative che si attuano da tempo in Italia». Per anziani e malati ci sono oltre 15 Congregazioni religiose che prestano i loro servizi con 300 istituti, strutture, case e residenze. «Il Gruppo Re " dice Sanchez Fraga " ha avuto l'opportunità di costruire e sviluppare iniziative in questa direzione. E siamo consapevoli degli sforzi che fanno Enti promotori per finanziare la realizzazione di strutture per gestirle e mantenerle». Un'altra realtà sensibile e da attenzionare è quella delle residenze per gli universitari. Il Ministero dell'Università riconosce 14 enti senza fini di lucro che gestiscono 47 residenze in molte città. «Ma queste " sottolinea l'esperto " coprono solo una piccola parte della domanda. Il resto è un far west in cui gli studenti devono fare i conti con affitti alti o in nero e continui disagi. Difficoltà che limitano la mobilità e quindi lo sviluppo economico». Il piano casa a cui sta lavorando il governo, secondo quanto previsto nell'ultima Finanziaria, apre spiragli per un «nuovo pensare». In Assoimmobiliare si lavora per elaborare proposte utili ad affrontare il problema. Da qui il ruolo importante che può giocare la Chiesa. «Si parla di federalismo, di mobilità sul territorio, di dare risposte alle persone " afferma Sanchez Fraga ". Ebbene, c'è un'Istituzione che esiste da 20 secoli che ha una struttura organizzata e totalmente permeata sul territorio: la Chiesa Cattolica, sensibile alle problematiche delle famiglie e delle fasce più deboli della società ». Una «rete» di 226 diocesi e 25.688 parrocchie. Con 220 istituti di sostentamento del clero che dispongono di patrimonio proprio. «In buona parte " dice il Consigliere delegato del Gruppo Re " già destinato al comparto residenziale con canoni moderati. Ma gli enti dispongono anche di molti terreni, la maggior parte agricoli, che potrebbero invece essere destinati a iniziative di social housing». Un patrimonio, insomma da condividere. «Gli enti religiosi sono interlocutori ideali. Ma evidentemente non possono agire da soli. Hanno bisogno di essere sostenuti, superando ostacoli normativi e fiscali, velocizzando i tempi della burocrazia per avere approvati progetti urbanistici. C'è un patrimonio da valorizzare, per contribuire a dare risposte a migliaia di persone, soprattutto giovani e anziani».
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