venerdì 20 aprile 2018
Nel nostro Paese il 41% dei manager prevede di incrementare il numero delle trasferte nei prossimi 12 mesi. Un segno di internazionalizzazione delle imprese
Viaggi d'affari termometro della crescita
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Viaggi d’affari ancora con il segno più. Parola di AirPlus, società del gruppo Lufthansa che si occupa di soluzioni di pagamento e analisi delle spese aziendali, che a riguardo ha recentemente pubblicato una ricerca nella quale evidenzia, appunto, una tendenza netta delle imprese ad investire nei viaggi d’affari e nelle relazioni internazionali.

Un esempio? Secondo l’inchiesta il 35% dei travel manager si aspetta un incremento dei viaggi d’affari nel 2018. Solo l’8% invece prospetta un calo. Due valori, apparentemente in contraddizione, che invece evidenziano altri aspetti. Per esempio per gli effetti della Brexit e le politiche protezionistiche degli Stati Uniti, che da un lato potrebbero causare una contrazione dei viaggi d’affari verso la Gran Bretagna e gli Usa ma anche, contestualmente, un incremento delle trasferte verso altri mercati come quello indiano o quello cinese. Lo studio AirPlus travel management study 2018 è stato effettuato su campione di 2mila viaggiatori d’affari e su 870 travel manager. Lo studio di Air plus (società che nel 2017 ha conseguito ricavi per 313 milioni di euro, con un aumento dell’8% sul complessivo 2016 e che ad oggi conta 51mila clienti) prende in considerazione anche i volumi generati dal mercato italiano.

Secondo la società del gruppo Lufthansa nel nostro Paese il 41% dei viaggiatori d’affari prevede di incrementare il numero delle trasferte nei prossimi 12 mesi. Un segno di internazionalizzazione delle nostre aziende. Solo il 5% invece ha in programma di viaggiare di meno. Attenzione invece ai costi che appunto sono attesi in crescita pure quelli. Le aziende, infatti, prevedono di fare più viaggi, e questa percezione è a livello worldwide non solo italiana, e quindi i i travel manager si aspettano un incremento dei costi. In particolare il 41% del campione prevede maggiori costi per i voli aerei.
Un ben più modesto 13% che confida invece di riuscire a ridurli. Ma non certo scegliendo le compagnie low cost che sul viaggio professionale proprio “non decollano”. Il 36% afferma che aumenteranno i costi generati dagli hotel. Tra le altre voci in crescita, il 24% dei responsabili viaggi indica come aumento dei costi gli autonoleggi, il 23% i meeting e le convention e il 19% i tragitti in treno.

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