giovedì 9 giugno 2016
​Lanciata la campagna Buoni e giusti contro sfruttamento e discriminazioni. Filiera monitorata a tappeto: 400 ispezioni entro fine anno, per ora nessuna irregolarità. Il presidente Marco Pedroni (nella foto): l’illegalità danneggia le aziende oneste.
Caporali e lavoro nero, la Coop va all'attacco
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Frutta e verdura fresca con la garanzia di una produzione etica lungo tutta la filiera, all’insegna della responsabilità sociale e della qualità. Sono queste le due parole chiave della campagna "Buoni e Giusti" lanciata da Coop contro sfruttamento, discriminazioni, caporalato, lavoro nero e contraffazioni che assediano ormai da anni il settore agroalimentare. L’iniziativa coinvolge tutti gli 832 fornitori di ortofrutta (nazionali e locali) di Coop che operano con circa 72mila aziende agricole, i 1.100 punti vendita e gli oltre 8 milioni di soci. 

Sotto la lente dei controlli ci sono ben 13 filiere considerate più a rischio. Una campagna fatta di atti concreti affidati all’azienda di analisi Bureau Veritas, società leader nei servizi d’ispezione, verifica di conformità e certificazione: pianificando gli interventi per tenere conto della stagionalità, si attueranno controlli cominciando dalla filiera degli agrumi. Poi sarà la volta delle fragole, del pomodoro, dei meloni, delle angurie, dell’uva, delle patate novelle e di altri cinque ortaggi di largo consumo. 

«"Buoni e Giusti" vuole essere un apri-pista per intervenire concretamente sulla realtà dello sfruttamento – ha dichiarato il presidente di Coop Italia, Marco Pedroni –. Il nostro è un discorso etico ma l’illegalità ha anche un risvolto economico che si gioca sulla pelle dei più deboli e sulle imprese oneste». E i numeri, infatti, parlano chiaro: secondo Giovanni Mininni di Flai-Cgil sono almeno «430mila i lavoratori in nero, l’80% è immigrato e il 20% è italiano. La stima del danno economico arrecato si aggira intorno ai 5 miliardi di euro l’anno». «I dati continuano a essere preoccupanti – ha aggiunto il presidente di Ancc-Coop, Stefano Bassi –. Non possiamo abbassare la guardia». «C’è una totale mancanza del rispetto degli esseri umani», ha tuonato Livia Pomodoro, presidente del Milan Center for Food law and policy. Insomma in Italia c’è un vero e proprio lato oscuro nel settore agroalimentare, dove vincono sfruttamento e illegalità, dove «i lavoratori oltre a subire minacce quotidiane, sono costretti a dormire in baracche, bere in taniche che fino al giorno prima contenevano pesticidi e addirittura a prostituirsi», ha spiegato Oliviero Forti di Caritas italiana.

Dalla partenza della campagna a inizio marzo sono già state effettuate 120 ispezioni e la previsione di Coop è toccare quota 400 entro fine anno. I primi risultati che hanno coinvolto tutti i fornitori e un terzo delle aziende agricole in tre Regioni (Calabria, Sicilia e Puglia) sarebbero incoraggianti, con nessuna segnalazione di «non conformità gravi» (ovvero caporalato, lavoro nero o casi di discriminazione). Sono state invece individuate situazioni critiche sul versante delle norme di sicurezza, su cui è stato chiesto un pronto intervento. 

L’altro binario su cui si muove "Buoni e Giusti" è l’impegno chiesto alle aziende agricole Coop d’iscriversi alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. Un’impresa che aderisce a questo standard garantisce di essere un’azienda pulita, in regola con le leggi e i contratti di lavoro, di non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti in corso.

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